«Morandi rimborsò i clienti
con i soldi degli altri correntisti»

La fiducia nei confronti di Morandi «era divenuta tale -che i clienti si disinteressavano completamente dei loro risparmi, convinti della sua massima affidabilità». Così Morandi sarebbe riuscito a movimentare indisturbato ingenti somme di denaro.

La fiducia nei confronti di Morandi «era divenuta tale - scrivono gli inquirenti - che i clienti si disinteressavano completamente dei loro risparmi, convinti della sua massima affidabilità». È in questo clima che l’ex direttore della filiale Private Intesa Sanpaolo di Fiorano ed ex sindaco di Valbondione sarebbe riuscito a movimentare indisturbato ingenti somme di denaro tra il 2007 e il 2013.

Soldi che, stando alle indagini, sarebbero stati usati per spese personali o per dare ossigeno alle società Stl e Mountain Security, oppure versati ai correntisti (ma prelevandoli dai conti di altri clienti, soprattutto la famiglia dell’imprenditore Gianfranco Gamba) a titolo di rimborsi per perdite in investimenti, storni, oneri e bonus. Quest’ultimo capitolo secondo le indagini «vale» circa 888 mila euro.

Solo quando Morandi è assente per un breve periodo della filiale il rapporto di fiducia inizia a incrinarsi: è il 13 giugno 2013 e Gamba - uno dei clienti «top» di Morandi, a cui sarebbero stati sottratti 11 dei 12 milioni di euro contestati - si reca alla banca di Fiorano. Morandi è a Londra per un corso, così l’imprenditore si rivolge al vice direttore Maurizio Acerbis, chiedendogli di verificare i rientri da assicurazioni scadute. Acerbis trova la contabile relativa a un bonifico a favore di Mountain Security per «finanziamento socio centrale biomassa» di 400 mila euro, proveniente dal conto di Gamba, ma senza la sua firma: l’imprenditore non riconosce l’operazione. Alcuni giorni dopo Morandi comunica di aver stornato l’operazione, fornendo una stampata del conto. In realtà, secondo le indagini, i soldi sarebbero stati riaccreditati togliendoli dal conto di Simona Gamba, figlia dell’imprenditore, ignara di tutto.

Leggi le due pagine dedicate all’argomento su L’Eco di Bergamo dell’11 maggio

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