Multe salate se la carne bovina non ha l’etichetta

Multe salate se la carne bovina non ha la «carta d’identità». Da domani scattano contravvenzioni fino a dodicimila euro per la carne venduta senza l’etichetta obbligatoria che consente di riconoscere l’origine della carne acquistata, con riferimento agli Stati di nascita, di allevamento, di macellazione e di sezionamento, e di identificare come una vera e propria carta d’identità i capi tramite un codice di identificazione. E’ quanto sostiene la Coldiretti in merito all’entrata in vigore del decreto legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale che riporta le nuove disposizioni.

La fettina acquistata in macelleria - sottolinea la Coldiretti - dovrà dunque obbligatoriamente riportare in etichetta se è stata ottenuta da un bovino nato, cresciuto e allevato in Italia o se si tratta di un capo nato in Francia, cresciuto e macellato in Italia o ancora se la carne proviene da un animale nato, cresciuto e macellato in Irlanda. L’etichetta deve, infatti, contenere le informazioni relative al codice di identificazione dei bovini e al Paese di nascita e di ingrasso, di macellazione e di sezionamento per consentire la completa tracciabilità delle carni più’ consumate dagli italiani. Nel punto vendita, per la carne venduta a taglio, l’etichetta potrà essere sostituita con una informazione fornita per iscritto e in modo visibile al consumatore.

Inoltre - continua la Coldiretti - potranno essere aggiunte, volontariamente, notizie relative all’azienda di nascita, alla tecnica di allevamento, al tipo di alimentazione adottata, alla categoria (vitello, vitellone, toro, ecc.) e alla razza degli animali. A distanza di oltre tre anni dal primo caso di mucca pazza accertato in Italia il 13 gennaio 2001 entrano dunque in vigore le multe per garantire il rispetto delle norme sull’etichettatura obbligatoria della carne bovina varate il 1 gennaio 2002 per contrastare la crisi che - sottolinea la Coldiretti - rappresentano una misura di salvaguardia per le imprese agricole e per i consumatori. Secondo l’Indagine Coldiretti-Ispo otto italiani su dieci (78%) considerano infatti necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine degli alimenti.

Se sanzioni per la corretta indicazione dell’origine, varietà e livello qualitativo sono da tempo in vigore per la vendita di frutta e verdura fresca l’etichetta trasparente dal campo alla tavola è divenuta obbligatoria - ricorda la Coldiretti - dal primo gennaio 2004 anche nella commercializzazione delle uova ma purtroppo manca ancora per il pollame, la carne di coniglio e per quella suina dove rappresenterebbe una misura di garanzia rispetto ai recenti allarmi alimentari come l’importazione di «polli all’antibiotico» dal Brasile, i «suini alla diossina» dal Belgio e i recenti casi di influenza aviaria in Oriente. Una situazione che potrebbe presto cambiare grazie a una proposta di legge di iniziativa popolare presentata dalla Coldiretti.

(16/03/2004)

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