Nicoli: «Il ponte crollato
ci è costato 700 mila euro»

Sei mesi dopo il pomeriggio del crollo del ponte i dubbi sono aumentati, le certezze sbiadite, i contorni della vicenda più sfumati, come se fossero stati inghiottiti dalla nebbia.

Fausto Nicoli, titolare della Nicoli Trasporti di Albino, si rigira tra le mani un punto interrogativo senza risposta dopo la richiesta del consulente della Procura di Lecco di «ripesare» il tir distrutto nel crollo del ponte di Annone Brianza, a Lecco, il 28 ottobre. Sei mesi da quando il camion dell’azienda bergamasca che stava passando sul viadotto si schiantò sulla statale 36 sottostante, trascinato dal crollo del ponte. Il disastro provocò la morte di Claudio Bertini, professore in pensione, e una decina di feriti, tra cui lo stesso camionista della Nicoli, Vasile Ciorei, finito all’ospedale con 90 giorni di prognosi. Limiti rispettati e peso a norma, aveva stabilito la perizia, sicché alla Nicoli attendevano il dissequestro del tir entro la fine di aprile. «Ma invece del dissequestro la Procura ha intenzione di ripesare il mezzo asse per asse, su richiesta del perito e francamente non riusciamo a capire perché e in che modo possa essere fatta questa nuova operazione, visto che un’operazione di pesatura è già stata fatta e ha dato un esito chiaro. Ipotizzando che ci restituiscano il mezzo tra due mesi e che ne passino altri 7-8 prima di poter mettere in produzione un mezzo simile, possiamo ipotizzare un danno di almeno 700 mila euro, considerando il valore del mezzo, quella delle merce, la mancata attività e le penali per la mancata consegna e per fortuna che noi abbiamo una flotta di 16 mezzi. Ne avessimo avuto solo uno, ora come faremmo?».

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