Novant’anni fa la tragedia del Gleno
Squarcio nella diga, poi più niente

Il 1° dicembre del 1923 la diga del Gleno, in Val di Scalve, si squarciò per una settantina di metri. L’acqua che si riversò a valle fu come una «bomba» che travolse e distrusse tutto quanto trovò davanti a sè nella sua folle corsa.

Il 1° dicembre del 1923 la diga del Gleno, in Val di Scalve, si squarciò per una settantina di metri. L’acqua che si riversò a valle fu come una bomba che travolse e distrusse tutto quanto trovò davanti a sè nella sua folle corsa.

La prima vittima, l’acqua, la fece a Bueggio. Giovan Maria Duci era nella sua stalla in località Roche quel 1° dicembre 1923, e come ogni mattina a quell’ora si occupava del bestiame. Non lo trovarono più; né lui né le sue mucche. Bueggio «di sopra» si salvò, grazie a uno sperone di roccia a monte che lo protegge ancora oggi. Non si salvarono però il cimitero, la chiesa, e qualche casa del paesino «di sotto».

Delle centrali di Povo e Valbona più nessuna traccia. Stessa sorte per il Ponte Formello e il santuario della Madonnina di Colere. Al Dezzo il primo passaggio delle acque non fece troppi danni, ma all’imbocco della Via Mala si era formato un tappo di detriti, e l’acqua tornò indietro, finendo di devastare ciò che all’inizio era stato risparmiato.

L’acqua riprese poi la sua corsa, giù per la Via Mala; il paese di Angolo non venne toccato, ma a Mazzunno vennero spazzate via la centrale idroelettrica e il cimitero. Poi Gorzone, Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del fiume Dezzo.

Quarantacinque minuti dopo il crollo, la massa d’acqua raggiunse il lago d’Iseo, alzandone il livello di un metro e mezzo. I morti furono più di 500, ma un numero preciso non è mai stato stabilito. La diga del Gleno era il primo esempio al mondo di diga mista, cioè a gravità e ad archi multipli: uno sbarramento di 180 metri che poteva contenere tra i 6 e i 7 milioni di metri cubi d’acqua, formata da uno sperone che imbrigliava il torrente e 25 archi di calcestruzzo armato, che poggiavano su 26 speroni. Alle 7,15 del 1° dicembre 1923 la diga si aprì in uno squarcio di 70 metri, e in 15 minuti si svuotò di tutta l’acqua che conteneva.

A 90 anni dalla tragedia è la memoria quella su cui le amministrazioni comunali della Valle di Scalve e di Darfo Boario Terme (Brescia) hanno voluto puntare.

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