Occhiali storti e pullover no logo
La campagna di Gori sotto la lente

Il maglioncino non ha logo, la camicia è un rigato leggero, anonima tanto è semplice, che indosserebbe l’impiegato come l’imprenditore. Ma soprattutto quello che colpisce sono gli occhiali storti, il modo sbilenco di non guardare nell’obiettivo.

Il maglioncino non ha logo, la camicia è un rigato leggero, anonima tanto è semplice, che indosserebbe l’impiegato come l’imprenditore. Ma soprattutto quello che colpisce sono gli occhiali storti, il modo sbilenco di non guardare nell’obiettivo; il mezzo sorriso e lo sguardo impegnato davanti al computer.

La campagna politica di Giorgio Gori, con nove manifesti differenti sei metri per tre in giro per tutta la città, ha dato una svolta all’immagine del politico a cui siamo sempre stati abituati: basta mezzibusti impettiti, basta sorrisi smaglianti e photoshop per ritoccare calvizie, rughe e difetti estetici. Gori in questi scatti è di una semplicità quasi disarmante, in una campagna dai toni low profile, senza casting stilistici, calzamaglia sull’obiettivo, bacchette magiche e sorrisi Durbans.

Non c’è neppure l’ombra di una cravatta, le maniche di camicia (bianca, alla Renzi) sono arrotolate e in mezzo alla fronte gli fa capolino pure un foruncolo. Il tutto con tre payoff che si stagliano netti sui cartelloni, partendo dalle radici bergamasche e spingendo su quel senso di cambiamento che Gori vuole portare in città. «Deciso e innovativo, concreto e dinamico, serio e tenace» legge i manifesti Cristophe Sanchez, il guru dello staff Gori, autore televisivo, un curriculum strabiliante che passa da fiction a programmi cult come Camera Cafe e Scherzi a parte.

«Siamo di fronte a un uomo che il repertorio non se lo deve costruire, che non ha bisogno di boutade e di fare chiasso: Gori è uno che entra in scena in punta di piedi. Un grande osservatore, che ascolta sul serio» commenta Sanchez. E che ora deve presentarsi alla città, combattendo una serie di pregiudizi. Di mezze frasi: «è il marito di», «è quello dell’Isola dei famosi», «è il ricco di Città Alta».

«Partiamo da qui, per raccontare un candidato sindaco che ha invece molto altro, e ben più importante, da dire. Per cambiare questa città». Simpatico? Sanchez risponde netto: «Qui non si tratta di essere simpatici, ma competenti. Le occasioni per essere più simpatici arriveranno successivamente».

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