Poste, slittata chiusura uffici: il punto
Tavolo in Regione con Province e Anci

«Un primo risultato l’abbiamo ottenuto: il piano è slittato e abbiamo attivato un Tavolo grazie al quale evidenziare le criticità che sono arrivate dai territori. Adesso dobbiamo lavorare per evitare le chiusure più problematiche perché la Lombardia è una regione complessa e questo aspetto orografico va tenuto conto».

Così il sottosegretario Daniele Nava in audizione davanti alle Commissioni Bilancio e Attività Produttive, riunione in seduta congiunta, ha fatto il punto sul piano di chiusure e razionalizzazioni presentato da Poste italiane che prevede per la Lombardia la chiusura di 61 uffici e l’apertura a singhiozzo per altri 121 sportelli. Complessivamente in Italia le filiali che dovrebbero essere soppresse sono 500 su 13.500.

In provincia di Bergamo Poste Italiane ha intenzione di chiudere cinque uffici: le piccole sedi di Botta di Sedrina, Petosino, Ponte Giurino, Valsecca e Grignano. Sono previste riduzioni delle aperture nei presidi di Barbata, Pumenengo, Torre Pallavicina, Gorno e Roncola (che resteranno aperti 3 giorni alla settimana, invece di 6) e Averara e Moio de’ Calvi (2 giorni di apertura invece di 3).

Dopo le proteste dei territori, e le prese di posizione istituzionali, che hanno visto il Consiglio regionale approvare lo scorso 3 marzo anche una Risoluzione che bocciava il piano, la questione è stata congelata. Nava ha annunciato che per il prossimo 21 aprile si riunirà il Tavolo di lavoro regionale che, oltre a Regione Lombardia e Poste italiane, vede coinvolte anche Province e Anci.

Per evitare chiusure e rimodulazioni dannose per il territorio, soprattutto per l’aspetto sociale e le ricadute che si avrebbero per le fasce più deboli della popolazione, Regione Lombardia ha individuato alcuni criteri da cui partire per arrivare a soluzioni più condivise. Gli elementi sono diversi: assenza di sportelli bancari, criticità del servizio di trasporto pubblico, Comuni soggetti a fusione, distanza tra gli uffici postali.

Tutti criteri che dovrebbero portare a una valutazione meno «precipitosa» sulle chiusure. Così come si chiede che sulle aperture a singhiozzo si tenga conto della aspetti di vita sociale dei Comuni e dunque, ad esempio, che non si preveda la chiusura dello sportello proprio nel giorno di mercato. I Presidenti Alessandro Colucci (Bilancio) e Angelo Ciocca (Attività Produttive) hanno evidenziato al termine dell’audizione «l’ottimo lavoro fin qui svolto e le sinergie che sono state attivate tra istituzioni e territori. Tutto questo ha permesso un risultato straordinario perché adesso c’è tutto il tempo di ragionare e valutare la situazione ufficio per ufficio, comune per comune».

Non sono mancate da parte dei consiglieri presenti all’audizione valutazioni e proposte. Il Vicepresidente Fabrizio Cecchetti (Lega Nord) e il consigliere Stefano Buffagni del Movimento 5 Stelle hanno chiesto che nella griglia che Poste italiane farà sulla redditività degli uffici per individuarne chiusure o razionalizzazioni si tenga separato l’aspetto business da quella di servizio pubblico. Obiettivo: evitare che a farne le spese siano soprattutto i pensionati che si recano agli sportelli solo per ritirare la pensione. Daniela Martinazzoli della Lega Nord ha sollecitato attenzione per le situazioni di montagna, mentre Enrico Brambilla e Fabio Pizzul del Partito Democratico hanno chiesto in tutte le fasi della trattativa vi sia il coinvolgimento e il confronto con i territori interessati.

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