Primarie del centrosinistra
La sfida a tre parte col diesel

«Altro che camomilla», avevano annunciato gli organizzatori delle primarie. Ma il primo confronto ufficiale tra i tre aspiranti candidati sindaci del centrosinistra non è certo uno spritz.

«Altro che camomilla», avevano annunciato gli organizzatori delle primarie. Ma il primo confronto ufficiale tra i tre aspiranti candidati sindaci del centrosinistra non è certo uno spritz. Tanta gente al Mutuo Soccorso per ascoltare le posizioni, pochissimi gli interventi (nonostante il sollecito del moderatore, o meglio presentatore dato che non c’era molto da moderare, Fausto Amorino), uno dei quali, quello di Paolo Crivelli, sprona proprio a un po’ più di verve.

Al di là delle differenze di look - il cappello a falde larghe di Luciano Ongaro, la camicia renziana di Giorgio Gori e l’etno chic di Nadia Ghisalberti - prevale (almeno in pubblico, perché poi dietro le quinte il pepe non manca) la sintonia. Un po’ di suspense per il lieve ritardo della capogruppo del «Patto civico», causa parcheggio, che dà l’assist all’avvocato di Sel per parlare di mobilità, poi tutto fila liscio.

Tranne per un simbolo del Pd posto all’ingresso della sala, che urta la sensibilità di qualcuno, visto che l’appuntamento è di coalizione. E una lamentela appena abbozzata da parte di Ongaro per i dieci minuti a testa concessi per la presentazione («Ma eravate stati avvisati», si affretta a precisare Amorino).

Si passa subito oltre. Sotto «Il Quarto Stato» il comun denominatore è l’attacco «al conservatorismo e all’atteggiamento rinunciatario dell’amministrazione Tentorio» e il dato di fatto della scarsità di risorse con cui dovrà fare i conti chi governerà in futuro. Da qui la necessità assoluta di «cambiamento e innovazione».

Parole d’ordine che mettono d’accordo i tre, anche se poi ognuno le declina a modo suo. Due le priorità per Ongaro: «Ridare centralità al Comune nel regolamentare lo sviluppo urbanistico, il che significa risparmiare suolo; e la partecipazione dei quartieri e delle associazioni nelle decisioni perché il Comune deve essere comunità». Gori schiaccia il pedale sul «coraggio »: «La pubblica amministrazione deve prendere esempio dalle aziende di successo, capaci di svoltare proprio nei momenti di crisi».

Allora se non ci sono, le risorse vanno cercate, «mobilitando capacità, energie, la rete, bussando all’Europa: perché ci si può sprovincializzare senza perdere le proprie radici». Nadia Ghisalberti ricorda il suo percorso, «da cittadina scontenta che ha deciso di non girare la testa dall’altra parte, ma che ha trovato nella figura di Roberto Bruni e nel civismo due motivi validi per impegnarsi in politica». Welfare e cultura sono tra i pilastri di un impegno «che si riconosce nei valori del centrosinistra, che non sono ideologici ma quelli fondanti della Costituzione».

Le (tre-quattro) domande del pubblico toccano i temi più caldi: diritti civili, luoghi di culto e sicurezza. Ma i tre sfidanti dribblano scivoloni e polemiche, all’insegna del politicamente corretto. Anche qui omogeneità di vedute: lotta alle discriminazioni ,da perseguire anche con il rafforzamento del tavolo contro l’omofobia e l’istituzione del registro delle unioni civili (Ongaro aggiunge l’attestato per le convivenze omosessuali); diritto delle altre religioni di avere un luogo di culto idoneo dove pregare. Qualche divergenza sulla sicurezza, «un tema che non si può più lasciare in mano alla propaganda del centrodestra».

Il manager democratico propone «più elasticità per la polizia locale e più partecipazione da parte dei cittadini nel presidio della città», mentre Ongaro è contro «l’autogestione della sicurezza. Serve un potenziamento delle forze dell’ordine». Per Ghisalberti, invece, «la sicurezza deve tornare dentro i quartieri, con tavoli di coordinamento periodici tra Comune, polizia locale e realtà associative e sociali delle diverse zone cittadine». Applausi finali equamente distribuiti. Dopo la prova generale, nuovo round il 15 febbraio. Vedremo se ci sarà qualche bollicina in più

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