Omicidio Cantamessa, chiesti 30 anni
L’avvocato di Vicky: no, legittima difesa

Se il pm Fabio Pelosi ha richiesto 30 anni di reclusione per Vicky Vicky , l’indiano che ha investito - uccidendoli - la dottoressa Eleonora Cantamessa e il fratello Kumar, l’avvocato difensore Benedetto Bonomo ha chiesto l’assoluzione per legittima difesa.

Il legale ha argomentato la richiesta dicendo che Vicky Vicky era inseguito dai rivali che volevano ammazzarlo, mentre il fratello era stato massacrato di botte. L’imputato, secondo l’avvocato, non ha capito più nulla, è tornato indietro in macchina per aiutare il fratello , ma - accecato dalla paura e dai sentimenti - non è riuscito a gestire quella situazione molto pericolosa combinando quel che ha combinato. I familiari della dottoressa hanno invece chiesto un risarcimento di 3 milioni e 350 mila euro.

Vicky Vicky sapeva che in mezzo ai suoi «rivali» c’era anche suo fratello ed è andato a tutta velocità con la macchina con l’intenzione di uccidere. Il suo obiettivo, quello di far terminare tutti i conflitti con la famiglia rivale del gruppo dei Ram, era prioritario. Pur sapendo che nel gruppo poteva esserci anche Kumar. Da qui la richiesta del pm Fabio Pelosi di chiedere 30 anni di carcere per l’indiano, con l’accusa di duplice omicidio volontario.

«Viaggiava con l’auto a tutta velocità - ha detto il pm - per stendere tutti come birilli». Ma non solo: «Dopo che il fratello era steso a terra, lui non è sceso, non lo ha aiutato. Avrebbe avuto molte alternative e sarebbe potuto scendere dalla macchina». Invece è scappato e si è nascosto.

Tra l’altro Kumar era ancora vivo quando è stato travolto dalla Golf guidata dal fratello Vicky Vicky ed è morto in conseguenza a quell’investimento. Ma sarebbe morto lo stesso, di lì a pochi minuti, per le coltellate e i colpi di roncola che gli erano stati inferti nella rissa scoppiata poco prima in via Kennedy a Chiuduno la sera dell’8 settembre 2013.

La vicenda aveva causato la morte della dottoressa Eleonora Cantamessa che aveva soccorso il giovane indiano. Vicky Vicky viaggiava a 78 km/h, ha continuato ad accelerare anche al momento dell’impatto con il fratello e la dottoressa e la sua manovra non è un’accidentale perdita di controllo del mezzo, ma un gesto voluto.

«La strisciata sull’asfalto è a forma di “S”, non tipica delle frenate. E poi, se avesse perso il controllo, la Golf avrebbe sbandato a destra, non a sinistra. E non può essere stato un guasto meccanico perché l’auto è stata controllata e non aveva anomalia a freni, gomme e ruote» ha detto un esperto in un procedente intervento in aula.

La sentenza è attesa per il 25 marzo.

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