La Caritas e l’emergenza profughi
«Non si lasci spazio alla malavita»

«Senza un’azione adeguata da parte del Governo si rischia di lasciar spazio alla malavita organizzata». Lo affermano i dieci direttori delle Caritas Lombarde in un documento dedicato all’emergenza profughi.

«Senza un’azione adeguata da parte del Governo si rischia di lasciar spazio alla malavita organizzata». Lo affermano i dieci direttori delle Caritas Lombarde in un documento dedicato all’emergenza profughi.

«Le Caritas delle Diocesi lombarde, già protagoniste dell’accoglienza delle persone provenienti dal Nord Africa nella primavera del 2011, esperienza peraltro non ancora completamente conclusa - ricordano i direttori -, sono oggi nuovamente impegnate in modo attivo nell’accoglienza di quanti arrivano sul nostro territorio, perché stanno fuggendo da situazioni di guerra o di degrado». Un’«accoglienza doverosa» – scrivono nel documento – per la Chiesa, fatta «in spirito di responsabilità», in rispetto «sia delle persone accolte, che delle comunità ospitanti».

Tuttavia «è urgente oggi uscire da una mancanza di programmazione attraverso un’analisi seria della situazione attuale cui corrisponda un’azione adeguata da parte del Governo senza la quale si rischia di lasciar spazio alla malavita organizzata».

Una programmazione necessaria anche per superare le resistenze «da parte di istituzioni locali, che trovandosi a subire decisioni governative in una situazione sociale già molto difficoltosa, segnata dalla crisi occupazionale e da una mancanza significativa di risorse, si chiamano generalmente fuori da questa vicenda».

Ecco quindi le richieste: un programma di accoglienza in Italia e in Europa con le necessarie copertura finanziarie; corridoi umanitari che permettano il raggiungimento dei paesi ai quali si è diretti; la dichiarazione da parte del Governo italiano dello stato di emergenza nazionale. E ancora: una ridistribuzione equa sul territorio nazionale di chi decide di restare con la collaborazione delle Regioni e degli enti locali; un permesso umanitario soprattutto per chi fugge dalla guerra come i siriani; l’accesso per i richiedenti asilo ai percorsi formativi e agli impieghi socialmente utili. In conclusione anche bandi più semplici per l’assegnazione delle accoglienze, al fine di poter dare risposte tempestive.

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