Quote in società per 30 milioni
Ecco il perché della follia di Magrì

Trenta milioni di euro. A tanto ammontava il valore delle quote di una vita di lavoro che Domenico Magrì voleva però ora liquidare al socio Carmelo Orifici perché aveva ormai superato gli ottant’anni e voleva soltanto stare accanto alla moglie.

Trenta milioni di euro. A tanto ammontava il valore delle quote di una vita di lavoro nelle sue numerose società e che Domenico Magrì voleva però ora liquidare al socio Carmelo Orifici perché aveva ormai superato gli ottant’anni e voleva soltanto stare accanto alla moglie.

Lo hanno ricostruito gli inquirenti nelle ore immediatamente successive il duplice omicidio e suicidio di giovedì mattina. Sembra che Orifici volesse però liquidare, per il momento, soltanto un milione e mezzo di euro: non che fosse poco per Magrì, che non era una persona avida e comunque non aveva alcun problema economico, come ribadito dal legale dei suoi figli, l’avvocato Benedetto Maria Bonomo, che ha anche precisato che gli stessi figli non lavoravano nelle società del padre e non erano dunque a conoscenza dei rapporti diretti con il socio.

Probabilmente, però, l’ottantunenne ne aveva fatto una questione di principio e, per questo, voleva definire con accuratezza con il socio di Cassina de’ Pecchi la liquidazione della sua parte delle società edili che i due gestivano assieme da oltre quarant’anni. Cifre corpose, dunque, sulle quali i due non hanno trovato un accordo. Da questo sarebbe scaturita – secondo i carabinieri – la decisione di Magrì di uccidere Orifici. Ammazzato il socio in affari con la sua pistola Ruger 7,65 a Segrate, l’ottantunenne deve aver maturato la decisione di farla finita per non incorrere nelle conseguenze giudiziarie.

Decidendo però anche di uccidere sua moglie Maria Artale, 82 anni e da 15 sulla sedia a rotelle per un ictus: forse non vedeva alcun futuro per lei.

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