Regione, scarcerato Mantovani
«Ora dimostrerò la mia innocenza»

L’ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, è uscito dal carcere milanese di San Vittore dov’era detenuto dallo scorso 13 ottobre.

Il gip di Milano, infatti, ha accolto l’istanza di scarcerazione presentata dal suo difensore, l’avvocato Roberto Lassini, e ha concesso all’ex assessore alla Sanità, accusato di concussione, corruzione e turbativa d’asta, gli arresti domiciliari.«Ora dimostrerò la mia innocenza», sono state le prime parole di Mantovani, stando a quanto riferito dal suo legale. Mantovani era detenuto da circa un mese e mezzo a San Vittore e già nelle scorse settimane aveva presentato un’istanza di scarcerazione al gip Stefania Pepe che l’aveva respinta.

In seguito, la difesa aveva anche fatto ricorso al Tribunale del Riesame che aveva confermato, però, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere (si è in attesa del deposito delle motivazioni). Poi il legale del politico ha presentato una nuova istanza al gip «sulla base del fatto - come ha chiarito l’avvocato Lassini - che sono venute meno le esigenze cautelari che giustificano il carcere» e questa volta la richiesta è stata accolta. «La corruzione, così come le altre accuse che mi vengono contestate, non fa parte della mia cultura e della mia storia, anche politica», aveva detto Mantovani, lo scorso 29 ottobre, davanti ai giudici del Riesame.

Stando alle indagini del pm di Milano Giovanni Polizzi, Mantovani da assessore alla Sanità avrebbe truccato una gara d’appalto da 11 milioni di euro sul trasporto dei malati dializzati. Mentre, da sindaco di Arconate (Milano) e senatore del Pdl, avrebbe avuto un architetto a sua «esclusiva disposizione» a cui avrebbe fatto ottenere incarichi pubblici in cambio di lavori gratuiti su alcuni suoi immobili. In più, sempre secondo l’accusa, dal 2012 al 2014 Mantovani avrebbe «abusato» dei suoi ruoli istituzionali per fare «decise» pressioni con lo scopo di fare reintegrare nel suo incarico di funzionario al Provveditorato Opere Pubbliche della Lombardia, Angelo Bianchi (anche lui arrestato, assieme al collaboratore di Mantovani, Giacomo Di Capua), che era rimasto coinvolto in un’inchiesta della Procura di Sondrio su una serie di presunti appalti truccati in Valtellina.

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