Respiriamo meglio di 10 anni fa
Ma la battaglia è ancora lunga

L’aria che respiriamo oggi? È migliore di quella che respiravano i nostri genitori, prima che inventassero la marmitta catalitica o che si diffondesse il riscaldamento a metano. Dal 2002 agli esordi del 2014, in città la media delle concentrazioni di Pm10 è scesa di quasi il 40%.

L’aria che respiriamo oggi? È migliore di quella che respiravano i nostri genitori, prima che inventassero la marmitta catalitica o che si diffondesse il riscaldamento a metano. Ma senza andare troppo indietro nel tempo, esaminiamo i dati di Arpa Lombardia degli ultimi 12 anni. Dal 2002 agli esordi del 2014, in città la media delle concentrazioni di Pm10 è scesa di quasi il 40%.

Una media su cui ha inciso il 2013, caratterizzato da abbondanti piogge che hanno favorito l’abbattimento delle polveri. Nella Bergamasca, che ricade a pieno titolo nel bacino padano, il meteo è infatti una componente fondamentale. Chiusa dalle Prealpi e con poca circolazione dei venti, Bergamo è colpita dal fenomeno dell’inversione termica: le polveri inquinanti faticano a disperdersi e ristagnano nell’aria che respiriamo.

In generale dal 2002 al 2013 il miglioramento c’è stato, con i dati sempre più in linea con la soglia fissata dall’Unione Europea, una media di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10. E i primi dati del 2014 confermano il decisivo miglioramento già avvertito nel 2013.

Il miglioramento della qualità dell’aria si misura con un secondo parametro registrato dalle centraline Arpa, il numero di superi calcolato annualmente, fissati dall’Ue ad un massimo di 35 giorni. Negli ultimi dieci anni, a Bergamo e in tutta la provincia (ad eccezione di Osio, con 34 superi del 2013 primo fra i Comuni dell’area critica ad aver rispettato il parametro europeo) questo tetto è sempre stato oltrepassato, ma qualcosa si smuove.

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