Ristoranti, a Bergamo la qualità non manca

Il momento difficile dell’economia ha naturalmente coinvolto anche la ristorazione, ma il settore non sembra comunque dare segnali evidenti di crisi. Anzi, se si prende come unico riferimento il saldo nettamente positivo delle nuove aperture rispetto alla chiusure, l’attività di ristorazione sembra godere di ottima salute. Però non è tutto oro quello che luccica. Innanzitutto molte delle nuove aperture sono frutto del processo in atto di sdoppiamento delle vecchie licenze o della loro liberalizzazione. Poi, guardando ai tanti locali aperti negli ultimissimi anni risulta evidente che per la maggior parte si tratta di locali del mangiarbere svelto e disimpegnato. Modelli di ristorazione certamente apprezzabili ma semplificati: trattorie quando ci si vuole dare un tono, oppure osterie o wine-bar sulla scorta del successo del vino tra i giovani, od ancora self-service o fast-food. Tutto ciò è comprensibile per due motivi: perché è quel che chiede il mercato (tanta più gente consuma pasti fuori casa soprattutto a pranzo, ma ha capacità di spesa limitata) e perché un ristorante non lo si improvvisa. E quelli veramente buoni, che vanno a finire prima o poi sulle guide, sono poi quasi sempre gli stessi. Quest’anno, a guardare le valutazioni delle più importanti guide gastronomiche d’Italia, la ristorazione bergamasca di qualità mostra uno stato di salute migliore che in passato. Globalmente sono infatti più le promozioni e gli avanzamenti dei declassamenti e la nostra provincia si conferma dunque ai vertici della ristorazione italiana di qualità (primato per la verità da condividere con Brescia).

(16/12/2004)

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