Riuniti in aiuto
della Mongolia

«L’ambiente in cui ci siamo trovati ad operare è da ospedale del terzo mondo. Ha bisogno di tutto, dalle attrezzature mediche ai farmaci, dagli arredi agli ascensori. Non c’è la rianimazione, gli impianti elettrici sono quelli in uso da noi negli anni 50-60, con frequenti e prolungate interruzioni di energia. I ferri vengono sterilizzati con alcol e ebollitori e le radiografie vengono sviluppate con un antico sistema di vasche all’interno di una camera oscura». È questo il triste ritratto dell’ospedale di Arvayheer nella Mongolia Centrale, fatto da Giancarlo Schiavon, chirurgo pediatrico all’Ospedale di Treviso e membro dell’Associazione WOPSEC (World of Pedhiatric Surgery for Emergency Countries), alla Direzione aziendale dei Riuniti di Bergamo e ad alcuni operatori ospedalieri, convocati nei giorni scorsi nella Sala Consiliare di Largo Barozzi.

Scopo della riunione era quello di pianificare un progetto di cooperazione tra i Riuniti e l’ospedale di Arvayheer, struttura sanitaria di riferimento per tutta la fascia centrale della Mongolia, tramite il confronto con il dottor Schiavon, che nell’ospedale mongolo ha già eseguito oltre 50 interventi chirurgici e 300 visite durante la sua prima missione nell’ottobre scorso.

Gli ospedali di Bergamo hanno conosciuto l’Ospedale di Arvayheer tramite Padre Ernesto Viscardi, un missionario bergamasco della Consolata di Torino, in missione con altri confratelli in Mongolia. Padre Viscardi si è rivolto al direttore generale dei Riuniti Carlo Bonometti, chiedendogli di assegnare all’Ospedale di Arvayheer alcune attrezzature sanitarie che si rendessero disponibili al momento del trasferimento nel nuovo ospedale.

«Nel novembre scorso due nostri operatori, un capo sala di area medica e un infermiere esperto nell’area chirurgica, si sono recati sul posto – ha spiegato il direttore amministrativo Gianpietro Benigni -. Io stesso, in quel periodo nel Paese asiatico in veste privata, ho collaborato con loro per raccogliere tutte le informazioni utili e abbiamo verificato le condizioni della struttura ospedaliera. La cosa che ci ha stupito di più è stata la presenza di diverse attrezzature tecnologicamente avanzate, frutto di donazioni all’interno di progetti di cooperazione internazionale, che non vengono utilizzate perché il personale non è stato addestrato ad usarle. È importante quindi non ripetere questo errore. La maggior parte delle attrezzature del nuovo ospedale saranno di nuova acquisizione, quindi stiamo individuando alcune realtà a cui destinare questi macchinari, tra cui l’Ospedale di Arvayheer. Ma accanto alle apparecchiature dobbiamo prevedere dei momenti formativi in modo da fornire loro anche i mezzi per usarle».

Il progetto che gli Ospedali Riuniti vorrebbero sviluppare prevede degli interventi strutturali, e in particolare la ristrutturazione di alcuni servizi essenziali come il pronto soccorso, la radiologia, le sale operatorie e le terapie intensive, che dovrebbero essere dotate di alcune attrezzature attualmente in uso nei medesimi servizi dei Riuniti e che verranno dismesse al momento del trasferimento nel nuovo ospedale.

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