Santa Lucia, gara di solidarietà tra i bimbi bergamaschi

Non solo letterine, stavolta a Santa Lucia si consegnano anche i giocattoli. A donarli sono ragazzi che suonano al campanello della sacrestia e chiedono di poter lasciare i balocchi usati per i bambini meno fortunati. Nella cripta della chiesa della Beata Vergine dello Spasimo, in via XX Settembre, i giocattoli consegnati a Santa Lucia, dopo essere stati selezionati dai volontari, sono raccolti su un tavolo, ben in vista e pronti per essere affidati ai bambini soli o malati. «Per me, che sono alla guida di questa comunità da poco più di un anno – racconta il vicario parrocchiale don Luigi Morino –, la vera sorpresa non sono state le letterine, che riceviamo a migliaia, ma la consegna dei giocattoli per i bambini meno fortunati. Le volontarie della parrocchia distribuiscono questi doni ai reparti di ospedali o di strutture che accolgono bambini malati o in difficoltà». Gru, trenini, puzzle, bambole che hanno allietato i pomeriggi di molti bambini, ma che comunque sono ancora in buono stato, finiscono proprio qui, a due passi dalla teca della santa più amata dai bambini bergamaschi. E a portarli sono proprio loro, i bambini, che spontaneamente decidono di «restituirli» alla santa.

E mentre in sacrestia si accumulano balocchi di ogni tipo, davanti alla teca di cristallo dove è collocata la statua di Santa Lucia la pila delle letterine è diventata una montagna. «Le prime buste arrivano già alla fine di ottobre – spiega il sacrista Lorenzo –. Alcune sono addirittura arrivate per posta». Ieri sera la conta delle missive arrivate alla chiesa di via XX Settembre ha sfondato quota 12 mila, ma ogni anno, alla fine, ne vengono recapitate quasi 20 mila.

L’indirizzo varia: da via Paradiso a via del Cielo, oppure via delle Nuvole. Un disegno, carta e penna alla mano, ed ecco la letterina che inizia sempre con un «Cara Santa Lucia», seguito da una presentazione: «sono Giulia», «mi chiamo Roberta», «scusa se ti disturbo, sono Riccardo». Poi il via libera a un esame di coscienza: «sono un po’ birbante», «non ho ubbidito a mamma e papà», ma anche, «quest’anno sono stata brava, a parte quel "non sufficiente" che ho preso nella verifica di matematica, però dopo ho recuperato molto bene...».

Dopo i preamboli, i piccoli vanno dritti alla meta: una sfilza di giocattoli, una lista che a volte sfiora le dieci, dodici richieste, magari corredate con le immagini ritagliate dai depliant pubblicitari. C’è chi indirizza la santa a recapitare i giocattoli a nonne e a zie. Non manca mai un pensiero rivolto alla fatica che deve affrontare Santa Lucia: «Ti preparo un caffè e, per il tuo asinello, latte e biscotti». E c’è spesso un desiderio: «Posso conoscerti? O almeno vederti?», «Vorrei tanto sentire la tua voce, anche solo per un minuto». C’è chi si ricorda anche dei bambini meno fortunati, vittime delle guerre e delle carestie: «Vorrei che la pace tornasse a regnare in Burundi e negli altri Paesi del mondo», scrive Giulia.A volte in questa poetica corrispondenza si incappa in casi tristi: «Vorrei che mamma e papà tornassero insieme». C’è anche il bambino semplice che manda a Santa Lucia solo gli auguri di Buon Natale. Alla fine, sono in molti coloro che, presi da un rimorso per aver chiesto troppo, aggiungono un post scriptum: «Però puoi portarmi quello che vuoi tu». I più sfacciati, invece, chiedono un anticipo della notte magica: «Puoi passare nella notte tra sabato 11 e domenica 12?». Come contraddirli? Non si è mai vista una «vera» festa di lunedì.

A chiudere le letterine, baci di tutte le misure e un tripudio di abbracci. Stelline, brillantini, fiori e cuoricini colorati corredano la busta che finisce nella grande cesta davanti alla teca della chiesa della Beata Vergine dello Spasimo. Un rito che si è ripetuto anche ieri, con migliaia di famiglie in paziente attesa, incolonnate in via XX Settembre.

Oltre alle richieste ci sono anche i pegni, ciucci e tettarelle che finiscono nella cesta. C’è chi infila un cioccolatino o una caramella.

Per questa piccola umanità, sognante e sincera, c’è la promessa di essere più ubbidienti, «di non piangere per andare all’asilo», confida infreddolito e pensieroso Andrea, che ha 4 anni. «Ho promesso che non dormirò più nel lettone con mamma e papà» ammette Gaia, 3 anni, ma nel suo sguardo verso la mamma c’è la richiesta per una proroga a tanto impegno richiesto. Poi la consegna della lettera, che raccoglie i desideri del cuore e una preghierina davanti alla teca di Santa Lucia. Quegli occhi sgranati dei più piccoli, trepidanti nell’attesa, sono il regalo più bello per mamma e papà.

(06/12/2004)

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