Schianto di Linate, i periti: colpa del Cessna Ma anche lo scalo aveva carenze strutturali

La «causa immediata» dell’incidente di Linate - il più grave dell’aviazione civile italiana, in cui l’8 ottobre 2001 morirono 118 persone, di cui 8 bergamaschi - è stata l’ingresso in pista, senza autorizzazione, del piccolo Cessna tedesco, contro cui è impattato il Boeing MD 80 della compagnia scandinava Sas in fase di decollo.

L’Agenzia nazionale per la sicurezza al volo (Ansv) ha presentato ieri la relazione finale dell’inchiesta tecnica - cui hanno collaborato fattivamente diversi Paesi - che ha confermato che le cause dell’incidente di Linate sono imputabili al pilota di uno dei due velivoli, il Cessna tedesco, entrato senza autorizzazione in pista, e a una serie di altri fattori. Ma l’errore umano non è tutto. «L’ingresso in pista - ha infatti spiegato Bruno Franchi, presidente dell’Agenzia nazionale per la sicurezza al volo (Ansv) - è avvenuto in un contesto particolare: visibilità molto bassa, in un aeroporto che presentava notevoli carenze strutturali (compresa la mancanza del radar per la sorveglianza dei movimenti a terra), una segnaletica inadeguata o carente, nonché procedure operative inadeguate. In sostanza era un aeroporto che, così come strutturato allora, non sarebbe stato in grado di porre rimedio a un eventuale errore da parte dell’uomo. E gli errori sono sempre possibili».

Presentazione simultanea della relazione è avvenuta anche a Stoccolma, da dove i responsabili della compagnia scandinava Sas (il pilota si è comportato in modo impeccabile, evitando probabilmente che il Boeing finisse contro l’aerostazione affollata) hanno dichiarato di «accettare» i risultati dell’indagine. Che è durata due anni: tanto è servito per l’esame di centinaia di documenti, per l’audizione di numerosi testimoni, per il riscontro delle registrazioni radio e telefoniche, nonché per l’analisi dei registratori di bordo, effettuata con l’ausilio di avanzate tecniche di laboratorio. Tutto è stato ricostruito dinamicamente al computer, fino allo schianto.

Il documento di ieri - una copia è stata consegnata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta anche ad alcuni rappresentanti del «Comitato 8 ottobre per non dimenticare», costituito dai familiari delle vittime - nulla di significativo aggiunge sulla dinamica dell’incidente e sulle cause, già ricostruite nella relazione intermedia presentata nel luglio 2002.

Ma novità importanti, nelle 182 pagine del dossier, ci sono e riguardano soprattutto quello che è avvenuto dopo l’incidente e le ulteriori 12 raccomandazioni di sicurezza emanate dall’Ansv, che si aggiungono alle 6 raccomandazioni e ai 3 messaggi d’allerta precedenti. Ebbene, «l’analisi delle operazioni post-incidente ha evidenziato - ha affermato Franchi - che il piano di emergenza aeroportuale esistente all’epoca era totalmente inefficiente e inefficace e che i soggetti coinvolti nelle operazioni di soccorso non erano coordinati tra di loro», con molte comunicazioni radio dalla torre rimaste senza risposta. «Le notizie - scrive l’Ansv - si sono susseguite casualmente, senza una progressione logica».

Ma adesso come sono cambiate le cose a Linate? «Oggi - ha risposto il presidente dell’Ansv - la situazione è decisamente diversa rispetto all’8 ottobre 2001. Certi problemi che noi abbiamo evidenziato sono superati». Di fronte a un’emergenza analoga, «l’aeroporto di Linate si porrebbe in maniera completamente diversa». Adeguata? «Penso di sì - ha risposto il presidente dell’Ansv - perché le istituzioni a questo preposte, dopo Linate sono state molto sensibili a migliorare tutti gli aspetti relativi alla sicurezza del volo». Poi ci sono le raccomandazioni, «finalizzate a migliorare la sicurezza del volo».

Secondo Franchi, le più importanti sono «che l’Italia dia attuazione al piano europeo di prevenzione delle occupazioni indebite di pista e che gli aeroporti italiani siano adeguati alla normativa internazionale in materia, in particolare all’annesso 14 dell’Icao, cioè gli standard di sicurezza previsti dall’Organizzazione mondiale dell’aviazione civile. Altra raccomandazione riguarda l’addestramento dei controllori, che «sia in linea con quanto previsto dalla normativa internazionale» (e a Linate, dove dalla torre di controllo arrivavano comunicazioni sia in inglese che in italiano, non era così), mentre un’altra chiede «piani di emergenza aeroportuali più efficaci, con il potenziamento degli apparati dedicati al controllo e al soccorso degli aeromobili».

L’Anpac, l’associazione che riunisce i piloti, attraverso il pilota Flavio Sordi, ammette che dall’8 ottobre 2001 «la situazione nell’aeroporto di Linate è di gran lunga migliorata. Lo standard di sicurezza è infatti oggi di buon livello, ma non ancora al livello ottimale che noi vorremmo».

(19/2/2004)

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