Scomparso nel Triangolo?
No, ero solo in coda in Posta

Poste Italiane, che notoriamente si occupa di tutto tranne che del suo mestiere principe, aveva appena annunciato una pausa di riflessione per lo sbarco a Piazza Affari, decidendo pure di congelare l’aumento di capitale in Alitalia. Volano basso, le nostre Poste.

Poste Italiane, che notoriamente si occupa di tutto tranne che del suo mestiere principe, aveva appena annunciato una pausa di riflessione per lo sbarco a Piazza Affari, decidendo pure di congelare l’aumento di capitale in Alitalia. Volano basso, le nostre Poste.

È quello che abbiamo pensato mercoledì scorso, aprendo la porta dell’ufficio Bergamo 2, in via Manzù, «la Posta del Triangolo». Avevamo telefonato in mattinata e un gentilissimo interlocutore ci aveva informato sui venti minuti di coda in quel momento. «Apperò», mi è scappato di dire.

«Veda, il nostro ufficio è assai richiesto», è stata la risposta. Chissà perché ho pensato che i venti minuti in mattinata si potessero accorciare nel pomeriggio. Mal me ne incolse. Aprendo la porta - si diceva - alle 17,45 m’apparve un girone dantesco. Decine di persone accalcate in ogni spazio possibile di quella che, vuota, parrebbe anche una filiale spaziosa. E alcuni fuori, sul passaggio, dove almeno spirava un venticello leggero, con l’occhio puntato sul display attraverso la vetrina.

«Non ci posso credere !», fu la prima reazione. «Ci creda, ci creda», sibilò seccatissima una signora, forse in coda da troppo tempo per i suoi gusti. Dobbiamo solo consegnare due raccomandate. Quindi schiacciamo il pulsante in quella macchina infernale da cui escono sempre cattive notizie. Esce il biglietto P178 e stanno servendo il P163. O meglio sta, perché allo sportello della corrispondenza c’è solo un’impiegata. Mi faccio forza nel constatare che 78 è l’anno di nascita di mio figlio e dovrebbe portare bene. E non saremmo andati nemmeno malissimo se, subito dopo il P163 non fosse uscito C201.

In questa tragica battaglia navale, col caldo che non aiuta e avendo anche altro da sbrigare, si corre il rischio di perdere la pazienza. Ma non è così: sono tutti seduti o in piedi, col loro bigliettino in mano, la faccia stravolta, ma nessuno emette un lamento.

Siamo un popolo eroico e, per averne conferma, basterebbe entrare in un ufficio postale. Personalmente, lo ammetto, pesa molto l’esperienza americana, dove accedere a un post office equivale a un giro di giostra a Disneyland: efficienza, spazi enormi, vendita al dettaglio di tutto, da venti tipi di buste ai francobolli, anche da collezione. Da noi devi elemosinare tutto, ammesso che ci sia.

A «Bergamo 2» tutti gentili, per carità. Ma uno solo per sportello di competenza. Arrivato il P176, a due passi dalla salvezza, la tragedia: «S’è bloccata la cassa !». Quindi? «Speriamo si sblocchi anche perché, tra poco, noi chiudiamo». Ve lo immaginate uno che butta al vento un’ora di vita per nulla ? Credo che, nell’eventualità di un gesto inconsulto, qualsiasi tribunale mi avrebbe assolto. Ma il 78 ha portato fortuna e, quindici minuti prima della chiusura, la cassa s’è sbloccata e, alle 18,51 è apparso il mio numero sul display. Alle 18,54 ero fuori. Sessantacinque minuti di attesa per tre di operazione.

A casa mi davano per disperso. Adesso capisco di che Triangolo si tratta. 
Pier Carlo Capozzi

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