Se all’incrocio tutti hanno lo «stop»
Una lezione di educazione stradale

Provate a immaginare l’incrocio di quattro strade dove, da qualunque direzione si provenga, troviamo un cartello di «stop».

La domanda sorge spontanea. Chi ha la precedenza? Chi passa per primo? Se un crocevia così fosse in Italia - siamo onesti - cose pensate che accadrebbe? Sarebbe letteralmente un «assalto alla diligenza». Tutti proverebbero a passare prima degli altri (un piccolo esempio nel video di Bruno Bozzetto più sotto), col risultato ovvio di un enorme ingorgo condito da strombazzate col clacson e perenni litigi fra automobilisti.

Eppure incroci così negli Stati Uniti sono la normalità: quando un crocevia viene ritenuto particolarmente pericoloso, per intensità di traffico oppure per conformazione del terreno o dell’ambiente, su tutte le direttrici viene collocato lo «stop».

E negli Usa uno «stop» significa proprio stop: per capirsi non basta semplicemente rallentare, e ripartire subito se la strada è sgombra; bisogna fermarsi, pensa una sanzione pesante.

Volete sapere allora chi passa per primo? Guardate questo video dal Massachusetts

Avete capito come funziona? Il meccanismo è molto semplice: chi arriva per primo, passa

per primo. Basta che un automobilista sia arrivato anche un secondo prima, e tutti gli altri si fermano e lo lasciano passare. Poi si procede nell’ordine di arrivo: passa il secondo «classificato», poi il terzo e così via.

Tremendo? No, è solo una questione di abitudine e di educazione, soprattutto di rispetto. Nessuno prova a fare il furbo, nessuno suona il clacson (riascoltate il video per credere).

E se per caso due auto arrivano all’incrocio esattamente nello stesso istante? Nessun problema: gli automobilisti americani si scambiano un’occhiata. E decidono con un gesto chi passa per primo. Da noi sarebbe fantascienza, oltreoceano è la realtà di tutti i giorni.

Che ne pensate? Credete che si potrebbe attuare anche da noi? Fatecelo sapere con un vostro commento

E chiudiamo col divertente video di Bruno Bozzetto sulle «buone» abitudini italiane

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