«Se è nel peccato si penta»
Don Claudio: comunità nel dolore

«Se è nel peccato auspico che si apra al pentimento, se invece è un perseguitato, spero che sia paziente». Lo dice mons. Claudio Dolcini, che guida la parrocchia frequentata dalla famiglia di Massimo Bossetti, il muratore bergamasco fermato per l’omicidio di Yara Gambirasio.

«Se è nel peccato auspico che si apra al pentimento, se invece è un perseguitato, spero che sia paziente». Lo dice monsignor Claudio Dolcini, che guida la parrocchia di Sotto il Monte, frequentata dalla famiglia di Massimo Bossetti, il muratore bergamasco fermato per l’omicidio di Yara Gambirasio.

«In ogni caso, nell’una o nell’altra situazione, sappia che il Signore gli sta vicino», aggiunge don Claudio in un colloquio con Famiglia Cristiana.

Don Claudio è il parroco della famiglia Bossetti, conosce la moglie, Marita Comi, i tre figli e la suocera, la signora Adalgisa, anziana e vedova da dieci anni. È andato a trovarli anche in questi giorni. «Come stanno? Immagina di riemergere da un incidente violentissimo e scoprire che sei ancora vivo», spiega don Claudio il quale non ha altro aggettivo per definire questa famiglia: «normale». In particolare, prosegue, la signora Adalgisa, «è incredula e sgomenta per quello che sta accadendo.

È affranta, non riesce a immaginare la conseguenze che tutto questo può avere soprattutto sui nipoti». Don Claudio precisa che Bossetti non era, come pure è stato detto, un praticante assiduo: «Si fanno spesso troppe chiacchiere in questi casi. Vedevo spesso i suoi tre figli che partecipavano alla messa e al catechismo, i genitori un pò di meno».

Poi conclude: «Ora ho il compito di sorreggere questa comunità. C’è grande sofferenza perché abbiamo scoperto che l’accusato è uno di noi e perché ad un tratto tutti ci siamo riscoperti fragili».

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