Simone Moro e Bruno Tassi conquistano il Baruntse

«Ce l’abbiamo fatta tutti, ma è stata davvero dura: per superare gli ultimi 600 metri di parete abbiamo impiegato 16 ore senza mangiare né bere, con raffiche di vento che toccavano i 120 chilometri orari». Un’altra impresa per Simone Moro, questa mattina alle 10 e 32 (ora nepalese) ha raggiunto la vetta nord del Baruntse (7.066 metri) assieme all’altro bergamasco Bruno Tassi, il Camos, e al kazako Denis Urubko.

Ma la vera impresa più che la cima, già conquistata negli anni Ottanta da una spedizione polacca, è quella parete nord che i tre hanno superato per la prima volta aprendo così una via totalmente inedita alla vetta himalaiana: duemila metri di strapiombo con tratti di misto e scivoli di ghiaccio in grado di mettere a dura prova anche alpinisti esperti come Moro: «Sicuramente la verticale più impegnativa che abbia mai affrontato», conclude lo scalatore bergamasco. Come si chiamerà la nuova via? «Ciao Patrick», in memoria di Patrick Berhault, l’alpinista francese tragicamente scomparso la scorsa settimana.

UNA PARETE INVIOLATA

La parete nord del Baruntse di 7129 metri, inviolata ed intoccata, si trova di fonte alla sud del Lhotse (8516m), nel gruppo montuoso tra Everest 8850m e Makalu 8463m. Solamente la cresta nord è stata salita nel 1980 da una spedizione francese. Tutte le altre salite alla montagna sono invece avvenute per il lato opposto lungo la cresta sud-est. La montagna è situata nella catena di montagne che separa il massiccio dell’Everest dalla regione del Makalu. Il Baruntse è noto a chi sia stato nel bacino superiore dell’Hongu dove domina la testata della valle torreggiando sul passo dell’Amphu Labsta dal quale appare ripido e inaccessibile. E’ anche una delle cime che si vedono dalla vetta dell’Island Peak. La prima ascensione la si deve a Edmund Hillary e a un gruppo anglo-neozelandese nel 1954, l’anno successivo alla prima ascensione dell’Everest, salirono la montagna lungo la cresta sud-est che raggiunsero dal versante est (Makalu).

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