Strada: l’ultimo intervento con noi
Nel 2010 con Emergency in Sudan

«L’ultimo intervento di Lucio Parenzan è stato con noi di Emergency, nel 2010, a Ot Salam», racconta Gino Strada al telefono proprio da Khartoum, la capitale del Sudan, dove nel 2007 Emergency ha aperto il Centro di cardiochirurgia Salam.

«L’ultimo intervento di Lucio Parenzan è stato con noi di Emergency, nel 2010, a Ot Salam», racconta Gino Strada al telefono proprio da Khartoum, la capitale del Sudan, dove nel 2007 Emergency ha aperto il Centro di cardiochirurgia Salam. «Lucio ci aveva seguito fin dall’inizio – spiega il fondatore di Emergency –, ed era sceso a Karthoum più volte. Decidemmo di fargli una sorpresa. Sapevamo che non operava più da 14 anni e predisponemmo l’équipe adatta. Parenzan si lavò le mani, indossò i guanti e quando entrò a mani alzate per infilare il camice scoppiò l’applauso... In sala operatoria, cose dell’altro mondo». Quella volta, per caso, la strumentista di Emergency era Nadia Zanotti, che aveva lavorato con Parenzan proprio agli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Strada dice che è stato facile portare il cardiochirurgo in Africa: «Lucio non riusciva a resistere alle sfide. Nel 2005 abbiamo cominciato a lavorare all’idea del centro di cardiochirurgia, che naturalmente sembrava una follia. Chiedemmo consiglio a lui, a Pietro Abbruzzese, Ettore Vitali, Alessandro Pellegrini». Parenzan scese a vedere l’ospedale nel 2006, e Strada lo portò a visitare il blocco operatorio in costruzione: «Cos’è sta cosa?, dice lui. La rianimazione, dico io. Nooo, impossibile, stupendo, reagisce col suo modo entusiasta».

Parenzan tornò al Salam più volte per capire la realtà africana, e a parlare, a insegnare, a partecipare alla vita del gruppo. Ci sono anche ricordi divertenti, dei volontari che lo tengono d’occhio perché Parenzan, incurante del clima da cammelli, si metteva a prendere il sole.

«Anche altri ci hanno aiutato – afferma il fondatore di Emergency – ma con lui c’era un rapporto più profondo. Abbiamo deciso di mettere una targa, dedicheremo a Lucio Parenzan il blocco operatorio di Salam».

Strada e Parenzan si erano conosciuti quarant’anni fa, d’estate, negli Stati Uniti, a Stanford, tempio della cardiochirurgia: «Io ero già lì, lui è arrivato con la famiglia. Prima ci eravamo solo sentiti al telefono per scambiarci idee su un farmaco che utilizzavamo entrambi».

In California nasce l’idea che al rientro dagli Stati Uniti Gino Strada venga a lavorare alla cardiochirurgia di Bergamo, cosa che avverrà nel 1984. Di quel periodo, il fondatore di Emergency ricorda «il bell’ambiente di lavoro e i viaggi allucinanti sull’autostrada da Milano, in mezzo alla nebbia». Strada resta ai Riuniti fino al 1986, quando decide di dedicarsi alla chirurgia di guerra e parte con la Croce Rossa.

Ma i rapporti continuano. «Quando ho deciso di fare Emergency – ricorda il chirurgo – Lucio fin dall’inizio ha apprezzato l’idea. Poi, siccome si ritorna tutti al primo amore, professionalmente ci siamo reincontrati quando abbiamo costruito la cardiochirurgia in Africa».

Lucio Parenzan e Gino Strada: due medici, ma anche due personalità fuori scala che si capivano al volo: «C’era un rapporto speciale, era uno che chiamava alle ore più impensate solo per chiederti come stavi».

L’ultima telefonata fra Bergamo e Khartoum risale, ricorda Gino Strada, «a sei giorni prima che avvenisse l’incidente: l’avevo invitato a tornare appena si fosse sentito di affrontare il viaggio. Siamo tutti tristi, ci mancherà. Per me è stato un maestro, un amico, una persona a cui volevo molto bene e che rispettavo molto».

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