Subacuti, nuovi posti a Bergamo
Cinque alla Clinica Castelli

Dal 1° gennaio alla Clinica Castelli ha aperto l’Unità operativa Attività di Cure Subacute.Il nuovo reparto è dedicato a tutti quei pazienti che, pur non necessitando più di una permanenza in reparto per acuti, richiedono un controllo clinico.

Dal 1° gennaio alla Clinica Castelli ha aperto l’Unità operativa Attività di Cure Subacute di cui è responsabile Marco Bravi, direttore del Dipartimento medico e Responsabile dell’U.O. Medicina Generale di Clinica Castelli. Dotato di 5 posti letto accreditati col Servizio sanitario nazionale, il nuovo reparto è dedicato a tutti quei pazienti che, pur non necessitando più di una permanenza in reparto per acuti (Medicine, Cardiologia, etc.) richiedono un controllo clinico, eventuali indagini diagnostiche, oltre che terapie mediche di media complessità.

L’attività è rivolta principalmente a pazienti anziani dimessi dall’ospedale, ma con un quadro clinico tale da non consentire un rientro sicuro a casa; oppure a pazienti anziani e/o cronici che il medico curante segnala ritenendo la loro instabilità clinica non compatibile con un’assistenza domiciliare ma, contemporaneamente, risolvibile con modalità diverse dal ricovero ospedaliero ordinario. Restano invece esclusi i pazienti oncologici terminali e quelli psichiatrici non controllati dalla terapia medica di base.

La nuova Unità operativa completa una rete di servizi che intende rispondere ai crescenti bisogni della città e del territorio e si pone come obiettivo di soddisfare le esigenze dei cittadini che, in seguito ad un ricovero, possono completare con più tranquillità il percorso di guarigione e tornare a casa più sereni. «Nel reparto per subacuti di Clinica Castelli il paziente prosegue la sua cura e riceve particolari attenzioni per riequilibrare quei meccanismi metabolici, motori e psicologici, spesso precari, che l’evento acuto ha alterato. In altre parole si finisce di “curare” una malattia complessa, acuta, e ci si prende cura di tutte le altre patologie che rendono fragile il paziente e lo espongono a ripetuti ricoveri» ha spiegato Marco Bravi.

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