Telelavoro, nuove opportunità di occupazione per i disabili

Una importante opportunità per l’inserimento o il reinserimento delle persone rimaste invalide in seguito a incidenti o malattie può essere offerta dal telelavoro. Va proprio in questa direzione Telework 360, uno dei 18 progetti finanziati dal Fondo sociale europeo e dalla Regione Lombardia nell’ambito del programma Equal. Il progetto ha un costo di 2 milioni di euro, una durata di 36 mesi, ed è realizzato da una partnership costituita da una decina di enti ed associazioni di cui fanno parte tra l’altro, oltre alla società d’informatica Excellent che ne è capofila, la Federcasalinghe e l’Associazione disabili bergamaschi.

L’iniziativa è stata presentata oggi nella nuova sede del sodalizio, presso la Casa di Riposo di via Gleno, dal presidente dell’Associazione disabili bergamaschi, Alberto Bacchini, il quale ha sottolineato che lo scopo è quello di sviluppare sul territorio il telelavoro per soggetti con disabilità motoria, realizzando così un’importante opportunità di riqualificazione professionale, e offrendo la possibilità concreta di superare ostacoli logistici per l’inserimento nel mondo del lavoro.

Il progetto si articola in tre fasi: la prima, di alfabetizzazione informatica, si è conclusa lo scorso inverno ed ha coinvolto 16 persone. La seconda, non ancora terminata, consente ai partecipanti un approccio più avanzato al telelavoro e alle opportunità che esso offre a chi è costretto a stare lontano dagli uffici a causa di disabilità fisiche. La terza, che finirà nel 2005, riguarda la verifica delle opportunità lavorative attraverso l’analisi di un questionario che sarà compilato dai partecipanti, e poi il confronto con le realtà occupazionali del territorio. Parte attiva del progetto sono anche la Provincia di Bergamo, il Comune e gli Ospedali Riuniti.

Nell’incontro è stato sottolineato come il numero dei disabili stia crescendo ogni anno di più e anche l’età media si sta sempre più abbassando: le persone colpite da simili incidenti o da malattie invalidanti hanno tra i 25 e i 40 anni.

Guido Molinero, responsabile dell’Unità spinale degli Ospedali Riuniti di Bergamo presso il presidio di Mozzo, ha affermato che fino a 12 anni fa il reinserimento al lavoro di queste persone toccava a stento il 22 per cento. Oggi è stato raggiunto il 40 per cento. Insomma, un passo avanti importante, accanto al quale si dovrebbero affiancare però anche gli sforzi per eliminare le altre barriere, architettoniche e culturali, prodotte dalla società cosiddetta civile.

(03/11/2004)

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