Tornato a casa Massimo Pedroniscampato al naufragio a Moruk

È tornato stamattina nella sua casa di Bergamo e, nei luoghi familiari, adesso cerca un pò di serenità dopo i giorni terribili trascorsi nell’ ex Birmania. Massimo Pedroni, 33 anni, dipendente di un’ azienda meccanotecnica di Torre dé Roveri, è rientrato in Italia insieme ad Alessandra Cerrina, romana di 37 anni, l’altra sopravvissuta al naufragio avvenuto al largo di Moruk, un villaggio a nord del Myanmar, nel quale hanno perso la vita cinque loro compagni di viaggio. Massimo non ha voglia di parlare: «Non ho niente da dire. Vi chiedo soltanto di lasciarmi in pace». È ancora visibilmente scosso: «È stata una tragedia orribile», aggiunge. Nell’ aereo che lo ha riportato a casa c’erano anche le cinque bare dei compagni di viaggio che hanno perso la vita: «Penso sempre e soltanto a loro».

Alla mamma Laura, che era ad attenderlo all’ aeroporto di Milano Malpensa, ha ripetuto le stesse frasi che aveva già pronunciato nel primo contatto telefonico, immediatamente dopo la sciagura: «Dice - racconta la donna - che non sa spiegarsi come sia riuscito a salvarsi. Tutto è successo all’improvviso, senza quasi che loro se ne siano resi conto. Pioggia forte, violente raffiche di vento. Impossibile resistere a tanta furia. La barca, dopo essersi rovesciata, è affondata subito. Gli altri sono rimasti sotto. Probabilmente mio figlio e la donna ce l’hanno fatta perché sono riusciti a rimanere a galla. Adesso, però, ho solo voglia di riportare Massimo a casa. Deve riposarsi, riprendersi. Mi dicono che non sarà facile. Lo so. Ma mio figlio deve tornare a stare bene».

«Abbiamo viaggiato - aggiunge Massimo - con la morte nel cuore. Ci sembrava incredibile tornare a casa in queste condizioni, senza cinque dei nostri amici. Ma non è un brutto incubo. Da una settimana viviamo un’orribile realtà. Abbiamo solo bisogno di essere lasciati in pace. Quello che ho dentro non potrò mai raccontarlo a nessuno».

(03/12/2004)

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