Tragedia sul Sebino, è giallo:
il motoscafo ha un motore rotto

La tragedia del lago d'Iseo assume i colori del giallo: il potente motoscafo «Cigarette» da cui sono stati sbalzati in quattro, una volta portato in secca presentava un piede poppiere rotto. Il motore guasto potrebbe essere all'origine del dramma.

Dalle parole dell'unico superstite un altro indizio: «Andavamo a manetta, una virata improvvisa e siamo finiti in acqua». Le ricerche a Clusane intanto continuano: non si trova ancora il corpo di una delle tre vittime.

Il primo corpo l'hanno recuperato poco dopo le due della notte fra giovedì e ieri, 11 metri sotto il punto dove Lino Foiadelli, 56 anni, di Villongo, aveva smesso definitivamente di nuotare. Il lago tra Clusane e Predore a quell'ora era una coperta scura e inquietante, squarciata dalle lame di luce dei vigili del fuoco sommozzatori di Milano, mentre mezzo chilometro più in giù, al porticciolo diventato base operativa dei soccorsi, qualche parente si tormentava nella pietosa intimità del buio, attendendo risposte.

Il titolare del Cantiere nautico Basso Sebino di Paratico aveva solo qualche livido e graffio, non è stato straziato dalle eliche del motoscafo Cigarette, da cui nemmeno 12 ore prima era stato sbalzato insieme a tre compagni: è morto annegato - lo stabilirà nella mattinata di ieri l'esame autoptico esterno compiuto all'ospedale di Iseo -, vinto dalla fatica e dal freddo.

La stessa fine che ha fatto Maurizio Napoleoni, 30 anni, di Bagnatica (da un mese trasferitosi a Brusaporto), a cui apparteneva il corpo ripescato un'ora più tardi, poco dopo le tre, a 8 metri di profondità. «Erano a una ventina di metri l'uno dall'altro - spiegherà Angelo Guarnaschelli, che ha coordinato il lavoro dei vigili del fuoco subacquei -, ci abbiamo messo parecchio a trovarli perché non avevamo punti di riferimento precisi».

A poco sono servite le indicazioni dell'unico superstite, Maurizio Finazzi, 44 anni, di Grumello del Monte, ricoverato in ospedale con lesioni non gravi. E così ancor più ardue si annunciano le ricerche di Joselito Corti, 46 anni, di Bergamo (residenza a Montecarlo, ma anche lui da poco trasferitosi a Brusaporto), il potenziale acquirente del bolide, quello che era al volante al momento dell'incidente e che, una volta in acqua, ha cercato di aggrapparsi disperatamente al motoscafo che gli girava attorno.

Il suo corpo non si trova; ieri pompieri e protezione civile hanno allargato il raggio d'azione, poi, intorno alle 19, hanno lasciato spazio ai carabinieri e a loro robottino Pluto che hanno scandagliato il fondo fino a tarda sera, quando le ricerche sono state sospese. Un mistero, che il Sebino vuole per ora conservare, tenendo prigioniera una delle vittime e restituendo due corpi soltanto e una serie di dubbi.

Il più grosso dei quali ruota attorno alla dinamica della disgrazia. Incidente meccanico o manovra imprudente? Insomma, la virata a folle velocità che ha sbalzato i quattro dallo scafo è stata voluta o è il risultato di un guasto? È quello che stanno cercando di accertare i carabinieri della compagnia di Chiari, comandati dal capitano Alessandro Amadei e coordinati nell'indagine dal pm Claudia Moregola.

Il sopravvissuto ha ribadito di non aver sentito alcun rumore strano al momento della sterzata, ma ieri, al momento di estrarre il Cigarette - sotto sequestro ai Cantieri Bellini di Clusane - dall'acqua, si è subito notato che uno dei due piedi poppieri (quello di sinistra) era rotto. Se s'è guastato all'improvviso è possibile che la brusca virata a sinistra sia dovuta a questo: l'elica mancina ha smesso di funzionare e a quella velocità (la barca - due motori da 500 cavalli e 8.000 cc l'uno - arriva a 70 miglia all'ora, quasi 135 km/h, che sull'acqua valgono doppio) la potenza sprigionata dal motore di destra ha creato uno sbilanciamento compatibile con una specie di testacoda.

A supportare questa tesi c'è pure la fama di Corti, conosciuto come pilota da gara molto quotato. Ma c'è pure un'altra ipotesi in questo giallo. E cioè che il guasto sia stato provocato proprio dalla violenta sterzata. «Sarà la perizia tecnica a stabilire la verità. Ma verrà fatta più avanti, con calma», confida il capitano Amadei.

Ora precedenza alle ricerche, nella speranza che il lago restituisca al più presto l'ultima salma.

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