Mentre l’Italia segna ancora una volta il passo nel numero di donatori di organi (in calo rispetto a due anni fa) e la Lombardia si mantiene sugli stessi livelli del 2006, la Bergamasca va in controtendenza, registrando un aumento, seppure piccolo, di quanti hanno lasciato in dono ad altri la speranza di poter continuare a vivere. Rispetto ai 21 del 2006, i donatori dell’anno passato sono stati infatti 26, frutto anche della professionalità e della dedizione con cui il coordinatore al prelievo e al trapianto d’organi della nostra provincia, Mariangelo Cossolini (rianimatore e anestesista agli Ospedali Riuniti), si occupa del problema.
Coinvolti tutti gli ospedali
L’incremento dei donatori è infatti il risultato di una duplice azione che Cossolini rivolge al tema, coinvolgendo tutti gli ospedali del territorio a partecipare a questa grande operazione di solidarietà, e rivolgendosi con onestà e chiarezza ai familiari dei possibili donatori, spiegando loro cosa può significare donare un organo di chi ormai, purtroppo, non può più farne alcun uso. Un lavoro difficile, che però, nel 2007, ha dato buoni frutti, se si considera che i donatori segnalati dalle strutture ospedaliere bergamasche (Ospedali Riuniti esclusi) sono saliti da 5 a 8 e che il «rifiuto» alla donazione da parte dei familiari dei pazienti senza più possibilità di vivere è scesa al 17,2% (nel 2006 era al 26,4%) contro il 20% della Lombardia e il 31,5% dell’Italia.
Ai Riuniti 19 donatori
Agli Ospedali Riuniti, nel confronto tra il 2006 e il 2007, il numero dei donatori è passato da 17 a 19, mentre un leggero calo l’hanno fatto segnare i trapianti di cuore (da 32 a 28) e di corneee (da 48 a 40), anche se il numero di quelle prelevate è considerevolmente aumentato, passando da 30 a 48. In crescita, invece, tutti gli altri tipi di trapianto.
«La piccola diminuzione registrata nei trapianti di cuore – spiega ancora Cossolini – è un dato che si registra anche a livello nazionale ed è sostanzialmente dovuta sia all’età dei donatori, troppo anziani per utilizzare il loro muscolo cardiaco, sia al miglioramento delle terapie dello scompenso cardiaco, che ritardano la necessità di sottoporsi al trapianto. A livello complessivo, comunque, non si possono nemmeno dimenticare i continui progressi nelle tecniche rianimatorie per salvare pazienti anche gravemente compromessi (in particolare i politraumatizzati da incidenti della strada – n.d.r.), il che diminuisce il numero di possibili donatori».
«Le caratteristiche dell’attività trapiantologica rispecchiano fedelmente quelle degli anni precedenti sia sul fronte dei trapianti neonatali, sia su quello dei trapianti pediatrici e sugli adulti, anche per quanto riguarda gli esiti, per quel che riguarda cioè le percentuali di sopravvivenza e della qualità dei risultati ottenuti, al pari di quelle dei centri internazionali di maggior prestigio».
In crescita gli stranieri
In aumento anche il numero delle richieste di trapianto da parte di cittadini stranieri, provenienti non solo da Paesi poveri, come ad esempio la Serbia o quelli dell’ex Unione sovietica, ma anche da realtà con un buon tenore di vita (Danimarca e Slovenia) che hanno deciso di affidare i loro malati agli esperti del nostro ospedale, accollandosi il pagamento delle spese per l’intervento. «Si tratta per lo più di trapianti di cuore, di fegato e di rene e fegato combinati – commenta Cossolini –, soprattutto in pazienti in età pediatrica. L’autorizzazione a procedere ci è stata concessa dalla Regione Lombardia e dal Nitp, il Nord Italia transplant program, il nostro centro di riferimento interregionale per i trapianti».
I dati della Lombardia
Lo sguardo sui dati della Lombardia rileva che, complessivamente, l’attività del 2007 ha ricalcato quella dell’anno precedente (un solo donatore effettivo in più rispetto al 2006), anche se nel secondo semestre le cose sono andate decisamente meglio, recuperando una situazione che segnava un passo indietro rispetto ai dodici mesi precedenti. Analizzando più nel dettaglio i dati dei singoli ospedali, il Niguarda di Milano si conferma il centro più attivo della Lombardia, così come significativi miglioramenti sono stati riportati, oltre che da Bergamo, anche da Brescia, dal San Raffaele di Milano, dall’ospedale di Legnano e dal Policlinico di Milano. (05/02/2008)
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