Tre bergamaschi e l’Ebola
«Il nostro lavoro vicino al virus»

Preoccupazione, ma non allarmismo sono i sentimenti che esprime Nicola Bertoli in merito alla situazione che si sta vivendo in questi giorni in Guinea dove un’epidemia di Ebola ha causato la morte di un’ottantina di persone.

Preoccupazione, ma non allarmismo sono i sentimenti che esprime Nicola Bertoli in merito alla situazione che si sta vivendo in questi giorni in Guinea dove un’epidemia di Ebola ha causato la morte di un’ottantina di persone.

Il 37enne bergamasco, tecnico del suono, sta lavorando con i due registi Chiara Morcelli e Andrea Rovelli a «Nomads», un progetto di micro cooperazione internazionale autofinanziato. «Ci troviamo a Conakry da un mese e mezzo e dovremmo rientrare in Italia tra due settimane. La situazione pare sotto controllo; stiamo attenti, ma non siamo preoccupati, certamente meno di quanto lo siano le nostre famiglie».

Bertoli conferma le notizie finora giunte dal Paese africano sulla diffusione del contagio di febbre emorragica: «Al momento dei 122 casi sospetti, 78 hanno avuto come esito il decesso, di questi 22 casi sono stati accertati in laboratorio. Otto morti si sono verificate nella capitale. Quello che preoccupa è che i contagi siano avvenuti in zone lontane del Paese; è molto difficile tracciare la diffusione del virus. Si tratta del ceppo Zaire, il più aggressivo con 9 morti su 10 contagiati. È notizia di oggi (ieri per chi legge) che martedì sia morto anche un medico».

Il Paese che conta 9 milioni di abitanti, di cui 2 nella sola capitale, non è in grado di fronteggiare l’emergenza da solo: «Le strutture sanitarie non sono adeguate; nei giorni intorno al 22 marzo in cui si sono verificati i primi casi non sono stati in grado di isolare i malati ed evitare il contagio, ma ora i numeri mostrano un rallentamento della diffusione».

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