Un mese dopo l’omicidio Vertova non esce dall’incubo

Sulla porta non ci sono più i sigilli della magistratura, ma un minuscolo fiore rosa: qualcuno l’ha lasciato lì per ricordare Maria Grazia e forse per addolcire con un po’ di colore il nero di questa storia tutt’altro che chiusa.È passato un mese dal pomeriggio del 24 luglio scorso, quando l’imprenditrice Maria Grazia Pezzoli, 45 anni, è stata uccisa nel retro dell’ufficio attiguo alla sua casa di via Cinque Martiri. Trentuno giorni durante i quali il killer è riuscito a rimanere nell’ombra nonostante le indagini serratissime – tuttora in corso – dei carabinieri e i ripetuti appelli arrivati dal paese nella speranza che l’assassino o eventuali testimoni si facessero avanti una volta per tutte.Il silenzio nella casaSabato 23 agsto, mentre lungo la strada provinciale si sentivano le sirene e le voci della «Due giorni internazionale» di ciclismo, in via Cinque Martiri 65 il silenzio era interrotto solo da qualche rara automobile di passaggio e dai rumori del bosco. Un silenzio che prima della tragedia rappresentava la normalità in questa valle, mentre oggi ha il sapore di un traguardo da conquistare ogni giorno, di un equilibrio da ristabilire: lontano dai riflettori dei media e dalle dicerie del paese. La casa – dissequestrata – dove Maria Grazia abitava con il marito Giuseppe Bernini era deserta, le imposte chiuse, sulla finestra al piano terra erano visibili alcuni pezzi di nastro adesivo con cui è stato coperto il vetro rotto.«Aspettiamo la verità»Tra i vicini di casa nessuno se l’è sentita di parlare nuovamente di quello che è successo, solo più a valle, nel centro del paese, qualcuno ha trovato le parole: «Stiamo aspettando di conoscere la verità su quello che è successo – dice un passante –. È stato un fatto su cui ci siamo interrogati molto in queste settimane». «Forse di questa storia si è parlato troppo – aggiunge un altro – alimentando così delle voci che non hanno fatto bene a nessuno». Poi di nuovo silenzio e gente che scuote la testa davanti alle domande: non solo a Vertova, ma anche a Leffe, dove chi voleva bene a Maria Grazia cerca di non farle mancare i fiori nel cimitero del paese.Le indagini proseguonoIntanto negli uffici del nucleo investigativo dei carabinieri di Bergamo il lavoro prosegue senza sosta. Si cerca di far luce sul movente e sui 90 minuti in cui nel pomeriggio del 24 luglio è Maria Grazia Pezzoli è rimasta sola in ufficio ed è stata aggredita dall’assassino. Si aspettano gli esiti dei reperti sequestrati dai Ris: tracce di sangue, impronte digitali e di scarpe. E poi bisogna far luce su due morti che qualcuno ritiene sospette: l’incidente costato la vita al senegalese Dame Niang, 37 anni, operaio della Val.Cop., precipitato dal tetto di un capannone in provincia di Padova il 6 agosto, e il ritrovamento, l’11 agosto in un bosco a Pradalunga, del corpo di un trentatreenne, ex operaio della Val.Cop., che si è tolto la vita. Si tratterebbe di terribili coincidenze, hanno fatto intendere gli inquirenti, ma è pur vero che i due uomini dopo l’omicidio di Vertova erano stati sentiti come persone informate sui fatti, per questo i due episodi sono sono stati accantonati.(24/08/2008)

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