Unioncamere: Bergamo è meno ricca

La provincia di Bergamo ha perso un’altra posizione, scendendo al 23° posto, nella classifica 2003 di Unioncamere sul valore aggiunto pro capite, un indicatore della ricchezza di un territorio. In particolare tra il 1995, quando eravamo al 18° posto, e il 2003 la crescita media del valore aggiunto in Bergamasca è stata del 3,3 per cento annuo, una delle percentuali più basse a livello nazionale, quasi un punto inferiore al dato italiano. Un nuovo segnale di malessere economico, quindi, mentre di crisi ha parlato apertamente l’imprenditore Miro Radici in un convegno. «C’è un forte problema di competitività e negarlo non aiuta a risollevare la situazione – ha dichiarato –: siamo di fronte ad una rivoluzione».

Grandi cambiamenti attendono il mondo delle imprese e anche la nostra società, del resto, secondo un’indagine del Creberg sullo scenario del 2014. Si prevede una nuova redistribuzione della ricchezza, sempre più concentrata tra i capifamiglia ultracinquantenni e con i giovani che dovranno fare ricorso all’indebitamento. E per le imprese le prospettive sono quelle di una profonda trasformazione da operare al loro interno per far fronte a una serie di fattori: crescita italiana inferiore a quella europea e a quella americana, pressioni competitive da parte dei Paesi a basso costo del lavoro, necessità di globalizzazione, problemi di trapasso generazionale ed esigenze di nuovi investimenti.

(24/11/2004)

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