Università di Bergamo e Harvard
Studenti al lavoro su 7 progetti

La collaborazione tra la Graduate School of design di Harvard e l’Università di Bergamo è un esempio di come l’apertura internazionale dell’ateneo orobico vada oltre gli aspetti accademici e possa rivelarsi vantaggiosa, in termini economici e sociali, per il territorio.

La collaborazione tra la Graduate School of design di Harvard e l’Università di Bergamo è un esempio di come l’apertura internazionale dell’ateneo orobico vada oltre gli aspetti accademici e possa rivelarsi vantaggiosa, in termini economici e sociali, per il territorio.

Nell’ultimo anno 12 studenti bergamaschi provenienti da vari dipartimenti (Ingegneria, Economia, Scienze umane e sociali) e altrettanti allievi di Harvard hanno lavorato a sette progetti dedicati ai temi della salute e della conoscenza, con un obiettivo comune: migliorare la qualità della vita delle persone, a cominciare dalla popolazione bergamasca.

Dopo essere stati illustrati ad una commissione di docenti di Harvard e del Mit di Boston, il 5 giugno all’Ilab del Kilometro rosso di Stezzano i progetti saranno presentati agli attori pubblici e privati del territorio.

L’avventura sulla East coast era cominciata due anni fa, con la visita del rettore Paleari nella prestigiosa università statunitense e l’inizio di una collaborazione nel campo della ricerca. In quell’occasione si decide di studiare il «caso Bergamo» come futura smart city. Il progetto Harvard – finanziato anche grazie all’iniziativa «Adotta il talento», che copre le borse di studio e i costi delle trasferte – ha temi in comune con Bergamo 2.(035), laboratorio locale che guarda alla città del futuro analizzandone la mobilità, l’uso della tecnologia, i servizi e la vita di comunità.

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