Yara, controlli sul Dna di Schena
Gli inquirenti: «Un puro scrupolo»

L’ordine del pm Letizia Ruggeri, che coordina le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, è già partito: il Dna di Isaia Schena sia confrontato con quello dell’individuo di sesso maschile che ha lasciato tracce sugli indumenti della ragazzina. «Un puro scrupolo».

L’ordine del pm Letizia Ruggeri, che coordina le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, è già partito: il dna di Isaia Schena sia confrontato con quello di «Ignoto 1», l’individuo di sesso maschile che ha lasciato tracce sugli indumenti della ragazzina di Brembate Sopra e che ancora non ha un nome. «Un puro scrupolo», dicono gli inquirenti.

Diversi i profili criminali

In effetti nessun elemento investigativo fa ipotizzare che il camionista di Cene possa aver avuto un coinvolgimento nella vicenda di Yara. Anzi. Il profilo delle due vittime (Madalina Palade, ventisettenne romena ballerina in un night club, e quello di Yara, tredicenne studentessa delle scuole medie) è tutt’altro che simile. Anche il profilo criminale dell’assassino della tredicenne ginnasta trovata morta nel campo di Chignolo d’Isola il 26 febbraio di tre anni fa, così com’è stato tracciato dai criminologi della polizia, non è quello di un uomo dedito alla frequentazione di prostitute. Ma la prassi investigativa adottata sul caso Yara vuole che venga analizzato il dna di tutti presunti autori di omicidi o crimini particolarmente violenti, a maggior ragione se compiuti sul territorio della Provincia di Bergamo. Isaia Schena, pur essendo arrivato incensurato all’età di 37 anni, nel mese di novembre dello scorso anno è stato condannato in primo grado a 3 anni di reclusione per tentata violenza sessuale e lesioni gravi ai danni di una «lucciola» romena vittima di un «brutale pestaggio» (così lo definirono i giudici) e ora si trova in stato di fermo perché accusato di essere l’autore dell’omicidio di Madalina Palade, anche lei romena, ballerina in un night club di Vertova. Ce n’è abbastanza, secondo gli inquirenti che da tre anni indagano sulla morte di Yara senza essere arrivati a un sospettato, per disporre il test del dna. Uno scrupolo ritenuto doveroso, tanto più che nell’indagine sulla morte della ragazzina di Brembate Sopra di profili biologici da confrontare ne sono stati prelevati ben 18 mila, un numero senza precedenti.

Il campione biologico di Isaia Schena sarà trasmesso probabilmente al Ris di Parma, per l’estrapolazione del dna e il successivo confronto con «Ignoto 1». In genere, quando si tratta di accertamenti mirati, come questo, la risposta dei laboratori è celere e dunque, nel giro di qualche giorno il responso potrebbe essere già sul tavolo del pm Ruggeri.

Il precedente di Pizzocolo

Va di nuovo precisato che non ci sono sospetti su Schena in relazione al caso Yara: l’esame genetico è un puro scrupolo investigativo. A prova di questo c’è un precedente abbastanza recente: il dna fu prelevato anche ad Andrea Pizzocolo, il quarantunenne ragioniere di Arese (Milano) arrestato l’8 settembre scorso con l’accusa di aver ucciso una escort di 18 anni nel Lodigiano. Dalle indagini emerse una turpe storia di sesso a pagamento, con un ragioniere che di giorno era un affettuoso padre di famiglia e irreprensibile impiegato di un’agenzia assicurativa e che di notte si abbandonava invece a giochi erotici con escort conosciute su internet. E l’omicidio di Lavinia Simona Ailoaiei, escort romena di 18 anni, sarebbe stato proprio il risultato di una notte di sesso estremo prima in un motel del Varesotto, poi in uno di San Martino in Strada, nel Lodigiano. Nel bagagliaio dell’auto dell’assassino era stato ritrovato un dvd con le immagini del delitto. Nel filmato lo si vedeva strangolare senza pietà la ragazza con l’aiuto di fascette da elettricista. Il ragioniere aveva poi abusato del cadavere, lo aveva caricato sull’auto e abbandonato in un campo.

Gli fu fatto il test del dna e si fece la comparazione con le tracce biologiche del caso Yara. Con esito negativo.

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