Bergamo è più ricca, ma cala il valore aggiunto pro capite

Bergamo diventa più ricca, ma aumenta il numero degli abitanti che devono spartirsi la «torta»: e così la crescita del valore aggiunto pro capite nel 2002 fa segnare per la prima volta dal 1995 una battuta d’arresto. A rilevarlo è il rapporto Unioncamere-Istituto Tagliacarne che confronta i valori aggiunti delle province italiane dal 1995 al 2002.

La geografia del benessere in Italia non è cambiata: in testa e in coda alla classifica rispettivamente le province del Nord e del Sud. Ma ha registrato sensibili mutamenti nei modelli di crescita. I distretti industriali sono meno competitivi mentre guadagnano posizioni le aree che hanno scommesso sul terziario.

A Bergamo l’anno scorso il valore aggiunto provinciale è cresciuto rispetto al 2001 di 105 milioni di euro, lo 0,46% (22.868 contro 22.763), mentre quello pro capite è sceso di 189 euro, lo 0,84% (22.381 contro 22.570). A giustificare il contrasto tra i due indicatori è appunto l’incremento degli abitanti: in base ai dati Istat, sui quali è stata condotta la ricerca, Bergamo nel 2002 contava un milione 21 mila 750 abitanti, nel 2001 un milione 8 mila 567.

(04/12/2003)

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