Annata agraria, bilancio in rosso
Zootecnia e orticoltura in calo

Non sono confortanti i dati che emergono dalla nota congiunturale di Confagricoltura Bergamo sull’annata agraria 2009, ormai in fase di elaborazione finale. A parlarne è il presidente, Renato Giavazzi. L'approfondimento su L'Eco di Bergamo di martedì 17 novembre

Non sono confortanti i dati che emergono dalla nota congiunturale di Confagricoltura Bergamo sull’annata agraria 2009, ormai in fase di elaborazione finale. A parlarne è il presidente, Renato Giavazzi, che traccia una situazione preoccupante. «La crisi che sta vivendo la nostra agricoltura - dice Giavazzi - è la più dura che si ricordi da trent’anni. Quel che è peggio è che, a differenza di altre annate pur difficili, il 2009 è stato caratterizzato da una profonda crisi di quasi tutti i comparti agricoli. Alla congiuntura agricola si sommano inoltre gli effetti generali della crisi mondiale, ma con un aspetto che ancora una volta penalizza il settore primario: infatti, mentre per le banche, l’industria, il commercio e gli altri settori produttivi sono state approntate in tempi piuttosto rapidi misure governative per tentare di arginare la crisi, per l’agricoltura stiamo ancora attendendo il varo di un pacchetto organico di strumenti anticrisi».

«Una recente indagine di Unioncamere Lombardia - aggiunge - ha evidenziato come il reddito aziendale del 2009 sia in netto calo rispetto al 2008 per più del 67% degli agricoltori lombardi. La nostra provincia purtroppo non fa eccezione. Se i dati che stiamo terminando di raccogliere saranno confermati, quest’anno potremmo trovarci di fronte, per la prima volta dal 2000, ad un calo complessivo della cosiddetta produzione lorda vendibile dell’agricoltura bergamasca. Si tratta di una flessione del fatturato totale del settore stimata in quasi 20 milioni di euro, che porterebbe il Pil agricolo bergamasco dai 543,8 milioni del 2008 a circa 524 milioni, con una diminuzione del 4,4%».

Qual è il quadro della nostra zootecnia?
«La provincia di Bergamo mantiene una forte connotazione zootecnica, sia in pianura che in montagna. Gli allevamenti bovini nel 2009 sono 2.120 con circa 140.000 capi di bestiame: un dato numerico sostanzialmente uguale a quello dello scorso anno. Il problema sta però nei dati di bilancio delle nostre aziende, che sono estremamente negativi. Oltre al comparto lattiero, anche quello della carne bovina fa registrare persistenti segnali di difficoltà: la concorrenza delle carni straniere, che spesso giungono sui nostri mercati con prezzi sottocosto, mette in seria difficoltà i nostri allevatori, i quali continuano ad ogni modo a perseguire un costante miglioramento della qualità nella speranza che questi sforzi vengano riconosciuti dai consumatori».

Uno dei fiori all’occhiello dell’agricoltura bergamasca è l’orticoltura. Come va il comparto?
«Anche qui dobbiamo registrare un dato negativo: il valore della produzione al campo nella nostra provincia è in calo di oltre 3 milioni di euro».

E il florovivaismo?
«Questo è uno dei comparti che per ora sembra aver mantenuto le posizioni: il fatturato complessivo in Bergamasca si attesta sui 75 milioni, come per il 2008. Ma anche qui grosse nubi potrebbero profilarsi all’orizzonte».

Nel 2009 c’è stato qualche comparto non in crisi?
«Le uniche note positive sembrano provenire dall’agricoltura multifunzionale o di servizio, in primo luogo dall’agriturismo. Anche nel 2009 le aziende bergamasche operanti in questo settore sono aumentate, passando dalle 106 del 2008 alle 112 attuali. Si conferma pertanto un trend di crescita da dieci anni. Gli addetti ai lavori prevedono per il 2010 tassi di sviluppo inferiori, ma per ora possiamo parlare di una clientela piuttosto fidelizzata».

L'approfondimento su L'Eco di Bergamo di martedì 17 novembre

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