Caso Triumph: interrogazioni
parlamentari per tre ministri

L'annuncio della chiusura imminente del magazzino della Triumph di Trescore ha mosso i parlamentari bergamaschi. Giacomo Stucchi, Ettore Pirovano, Nunziante Consiglio e Pierguido Vanalli hanno presentato una interrogazione a risposta scitta al ministro del Lavoro, salute e politiche sociali, al ministro dell’Economia e delle Finanze e al ministro dello Sviluppo economico.

Nel testo viene chiesto ai ministri «se non ritengano necessario convocare l’azienda e i rappresentanti dei lavoratori, al fine di individuare ogni utile soluzione che possa permettere ai dipendenti interessati di ottenere garanzie circa il loro futuro occupazionale; quali iniziative intendano promuovere, per fare fronte alla grave crisi che sta costringendo alla chiusura o ad un cospicuo ridimensionamento moltissime aziende, alcune con una tradizione industriale storica sul territorio orobico, con pesanti ricadute occupazionali per migliaia di lavoratori».

L'interrogazione parte dalla premessa che l’azienda Triumph nel maggio 2004 annunciò 113 esuberi, poi scesi ad 88, per l’allora annunciata cessazione della produzione dell’intimo Sloggi, che fu spostata da Trescore Balnearioall’estero e che nei giorni scorsi la stessa azienda ha annunciato di essere costretta a chiudere il magazzino di Trescore Balneario, a fronte della situazione di crisi mondiale, anticipando la decisione di una eventuale mobilità per 56 addetti, di cui la maggior parte donne. Nell'interrogazione vengono anche sottolineate le ricadute sociali, se l’azienda non modificasse la sua decisione, che aggraverebbero ancor più la già rilevante problematica occupazionale della bergamasca.

Con un'altra interrogazione parlamentare i deputati bergamaschi del Pd Antonio Misiani e Giovanni Sanga hanno sollecitato l'intervento del governo in relazione alla riorganizzazione annunciata dalla multinazionale Triumph per il sito di Trescore. I parlamentari Pd sottolineano che la decisione di spostare all'estero la logistica mette a rischio 56 posti di lavoro (quasi tutti occupati da donne) in una fase di pesante crisi. Ai ministri dello sviluppo economico e del lavoro il Pd chiede di attivarsi per salvaguardare l'insediamento produttivo tutelando i lavoratori e le lavoratrici interessate.

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