Scatta la mobilità alla Triumph:
sciopero e presidio a Trescore

Scatta la mobilità alla Triumph di Trescore e scattano presidio e sciopero. «Nonostante assicurazioni e dichiarazioni d'aiuto - recita un comunicato sindacale della Cisl - ieri la direzione dello stabilimento, dalle mani del responsabile del personale, Ripamonti, ha consegnato alla Rsu le lettere di avvio della procedura di mobilità».

In effetti ieri si era tenuta una audizione in Regione, con la prospettiva di aprire una sorta di unità di crisi o comunque di intervenire per salvaguardare il futuro occupazionale di 56 lavoratori.

«È stato come un fulmine a ciel sereno – dichiara Cristian Verdi, della Femca Cisl di Bergamo -, dopo gli incontri degli ultimi giorni e soprattutto il vertice in Regione, pensavamo di poter tirare il fiato. Invece, probabilmente, è arrivato un ordine dalla sede centrale di aprire la mobilità. Per domani mattina (venerdì 12 febbraio Ndr), a partire dalle 7, i lavoratori hanno deciso di scendere in sciopero e presidiare lo stabilimento, poi si prenderanno le decisioni per i prossimi giorni».

Dello stesso tenore le parole di Fulvio Bolis, segretario generale provinciale della Filtea Cgil: «Davvero non comprendiamo il comportamento di quest'azienda che da un lato si dice disponibile al dialogo e dall'altro opera forzature, onestamente incomprensibili» commenta. Negli scorsi giorni si erano svolte 12 ore di sciopero decise durante l'assemblea del 26 gennaio contro il rischio di perdere i 56 posti di lavoro dopo l'annuncio, arrivato da Triumph il 12 gennaio scorso, dell'intenzione di chiudere il magazzino di Trescore Balneario.

La mobilitazione era scattata anche contro il cosiddetto «piano sociale» ideato da Triumph e affisso nelle bacheche aziendali, «considerato insufficiente e per nulla corrispondente alle aspettative», non solo per le modeste quantità economiche che l'azienda sembrava voler mettere a disposizione, ma proprio nell'impianto generale. La sede logistica è, insieme agli uffici, quanto rimane in bergamasca dopo i tagli e lo spostamento della produzione che risalgono al 2004. In quell'anno la multinazionale svizzera di abbigliamento intimo annunciò 113 esuberi causati dalla cessazione della produzione Sloggi. Fra trattative e cassa integrazione gli esuberi scesero a 88.

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