La conta dei disoccupati s'allunga
Nel 2009 sono stati tremila

Il Primo Maggio, festa del lavoro, spinge a meditare, soprattutto sulla condizione di chi il lavoro l'ha perso: solo nel 2009 in provincia ci sono stati 3 mila disoccupati in più. Gli ultimi dati Istat aggiornati a fine 2009 dicono che a Bergamo il tasso di disoccupazione è salito di altri sette decimi di punto e si è portato al 3,7%.

Si è a livelli ancora quasi fisiologici. Si parla di disoccupazione frizionale, sempre presente perché c'è sempre qualcuno in cerca di lavoro, fossero anche solo i giovani che si affacciano al mercato dopo gli studi. Ma la statistica non basta e non rende giustizia di ciò che sta succedendo sul territorio.

«Alcuni nodi verranno al pettine», si sente dire fra gli addetti ai lavori. E tradotto significa che l'emorragia di posti non è finita. Stimare quanti se ne perderanno è arduo. Lo studio sulla Val Seriana ne aveva ipotizzati, solo per quel territorio, 5 mila spalmati in un quinquennio, dal 2005 al 2010.

Purtroppo l'anno è arrivato e la crisi non è finita. La tendenza negativa per il lavoro è ancora al rialzo. L'Istat ha diffuso il dato di marzo della disoccupazione nazionale: è salita all'8,8%. Un punto in più rispetto al tasso del 2009. Ed è il peggiore dal 2002.

A Bergamo più dei numeri della disoccupazione per ora colpiscono quelli della cassa integrazione. Il 2009 da solo ha quintuplicato i dati del 2008 chiudendo con oltre 27 milioni di ore autorizzate, per quasi due terzi riconducibili alla Cig ordinaria e per il resto a quella straordinaria. E i primi tre mesi del 2010 da soli hanno già sfondato il tetto dei 13 milioni di ore.
È dietro questi numeri vertiginosi che si nascondono altri possibili dimagrimenti del tessuto manifatturiero che ha fatto la storia dell'economia bergamasca.

Secondo stime approssimative sono più di 12 mila i lavoratori coinvolti da cassa integrazione straordinaria e mobilità.

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