Gli alpeggiatori bergamaschi al Pirellone:
«Più tutele per salvare il nostro lavoro»

Gli alpeggiatori delle valli bergamasche bussano in Regione e pongono in modo forte sul tavolo del Pirellone le questioni più spinose di una professione e di un lavoro che, secondo loro, ogni anno si fa sempre più difficile. L'occasione si è presentata in un incontro promosso dall'alpeggiatore Attilio Balduzzi. Presente il presidente della Commissione regionale Agricoltura Carlo Saffioti che si è confrontato con una quindicina dei maggiori alpeggiatori della Valle Seriana, della Val di Scalve e di Valbondione, tutti rappresentanti dei settori caprino, ovino e bovino.

«È il momento di fare fronte comune e mettersi insieme per fare presenti i problemi e le difficoltà sempre maggiori che incontra chi ancora oggi pratica con entusiasmo il lavoro dell'alpeggiatore - ha dichiarato Balduzzi -. Troppa burocrazia, normative troppo severe, multe troppo elevate, pagamenti sempre in ritardo: non si può più andare avanti così». Una dichiarazione che ha trovato d'accordo tutti gli alpeggiatori presenti, che hanno sottolineato come non siano applicabili per loro «le stesse normative riservate ai caseifici industriali».

«Occorre differenziare le due tipologie, noi non possiamo essere assimilati alle industrie casearie della grande distribuzione commerciale – ha continuato Balduzzi-: il nostro è un prodotto di qualità e la sua lavorazione e produzione, per il contesto tipico in cui ci troviamo, richiede regole differenti da quelle degli altri. Altrimenti, se si stringono troppo i lacciuoli della burocrazia, chiudiamo tutti».

Gli alpeggiatori bergamaschi assistiti dai tecnici della Coldiretti provinciale guidati da Carlo Belotti hanno fatto pervenire a Saffioti un elenco di priorità sulle quali la Regione interverrà cercando di venire incontro alle richieste evidenziate. Tra queste la richiesta di una deroga all'obbligo di legare i vitelli, non essendoci nelle stalle di montagna di piccole dimensioni spazi sufficienti per tenere i vitelli nei box oltre alla domanda di estendere la zona di possibile vendita diretta della produzione. Tra le proposte anche la macellazione di un numero ristretto di ovini e caprini presso strutture aziendali e l'abrogaizone per gli alpeggiatori della tassa di passaggio sui sentieri di montagna e le strade agrosilvopastorali, utilizzate dagli alpeggiatori per svolgere il proprio lavoro.

«Anche la questione dei microchip obbligatori sull'orecchio del'animale – aggiunge Balduzzi - ci sta creando grossi problemi, perché frequentemente l'animale al pascolo lo perde nel prato o tra i cespugli: un microchip costa 3 euro, la vecchia molletta appena 60 centesimi. Infine – conclude l'alpeggiatore - anche il mantenimento dell'anagrafe bovina e ovina per chi pratica il pascolo vagante è impossibile da effettuare ogni giorno con precisione e costanza».

«L'alpeggiatore è una delle poche figure - spiega Saffioti - che ancora oggi costituisce un presidio valido e importante in alta montagna, una presenza fissa in grado di essere anche di supporto e di ricovero e aiuto per il turista e l'escursionista in caso di necessità. Una figura che va quindi assolutamente tutelata». Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Cai bergamasco Paolo Valoti, che ha evidenziato come la nuova legge regionale sui rifugi preveda contributi specifici per la sentieristica: «La segnaletica da mettere sui sentieri potrebbe riguardare, oltre ai rifugi, anche gli alpeggi: un modo in più per promuoverne la conoscenza, ma anche un'indicazione e un appoggio in più per i turisti che ne abbiano eventualmente bisogno».

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