«I Comuni si impegnino
a scovare l'evasione fiscale»

«Questa manovra finanziaria è dannosa e non è giusto che vengano sempre fatti tagli di questa natura. A questo punto è lecito chiedersi come facciano i governatori di qualsiasi colore politico a parlare di federalismo. Già sul 2009, con l'abolizione dell'Ici e del blocco delle addizionali, c'è stata la riduzione di un quarto dell'autonomia impositiva di Regioni e Comuni. Colpisce la differente distribuzione dei tagli: lo Stato paga solo il 2% della manovra, le Province il 3%, i Comuni il 4% mentre le Regioni si accollano spese sino al 14%».

Lo ha detto il segretario generale della Cgil bergamasca, Luigi Bresciani, motivando l'adesione allo sciopero del 25 giugno, per partecipare al quale Cgil ha organizzativo una serie di pullmann, destinazione Milano.

«I Comuni - ha proseguito Bresciani - sono sul territorio, sanno cosa succede e, se lo vogliono, sono in grado di trovare gli evasori. Siccome il 33% dell'evasione scoperta va nelle casse comunali, faccio appello agli amministratori locali bergamaschi a lavorare in modo tale da dotarsi di tutti gli strumenti utili per mettere in pratica la lotta all'evasione fiscale e al lavoro nero. Sul fronte, non mi sembra di cogliere grandi entusiasmi, ma spero di essere smentito».

Bresciani ne ha approfittato anche per rispondere al segretario regionale della Cisl, Gigi Petteni, che intervenendo ieri a Pontida ha introdotto una riflessione sul federalismo della contrattazione. «Non ho capito bene cosa intendesse Petteni parlando di contrattazione federalista - ha detto Bresciani -. Se lo si intende come rilancio della contrattazione di secondo livello sul territorio, o come spunto per ragionare su strumenti come la bilatelarità, oppure perché si ritiene necessario aprire un confronto con la Regione sul welfare lombardo, allora siamo pronti. Se invece significa parlare di contratti di legge su base regionale, allora non va bene, perchè da una parte sarebbe la tomba dei contratti nazionali mentre dall'altra potrebbe essere un'opportunità per le aziende, perché se ogni Regione si facesse il proprio contratto, le aziende potrebbero andare a produrre dove il costo del lavoro è minore, e quindi verrebbero penalizzate le regioni più industrializzate come la Lombardia».

Quanto al progetto per la Val Seriana, Bresciani ha spiegato di aver «parlato di un parziale fallimento in merito alla parte che riguarda la migrazione della manifattura verso settori innovativi in uno dei lead market previsti dall'Unione europea. Questo non vuol dire che io mi tolgo dai tavoli ma ho il dovere di dire che le cose non vanno quando non vanno, fermo restando che resta la collaborazione e la disponibilità a parlare e a mettere in campo le iniziative unitarie necessarie».

Leggi di più su L'Eco in edicola venerdì 18 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA