Progetto Val Seriana, Mazzoleni:
«La svolta solo col finanziamento»

Il progetto Val Seriana, che ormai deve essere considerato allargato alla Val Brembana, la situazione produttiva e occupazionale della provincia, il «modello Bergamo» di concertazione tra parti sociali e istituzioni, i problemi per le imprese dell'accesso al credito ma anche quelli legati alle lentezze burocratiche e alle decisioni anti-industriali di alcuni enti locali, la necessità di una riqualificazione della forza-lavoro bergamasca attraverso corsi di formazione più attenti alle esigenze dei lavoratori, la competitività territoriale, le infrastrutture e il federalismo.

Sono tanti i temi toccati ieri mattina dal presidente di Confindustria Bergamo, Carlo Mazzoleni, in un incontro con la stampa che ha voluto fornire un rapporto completo ed esaustivo dell'attività svolta dall'associazione degli industriali bergamaschi nel corso dell'ultimo anno.

Per quanto riguarda il progetto Val Seriana, Mazzoleni ha respinto le critiche avanzate dal segretario della Cgil, Luigi Bresciani, spiegando che il progetto non è affatto fallito anche perché per la riconversione del tessuto produttivo di una valle richiede necessariamente tempi lunghi e che comunque la svolta si potrà avere quando si sbloccherà il tanto atteso finanziamento di 10 milioni di euro (3,5 milioni dal governo italiano, 6,5 dall'Europa). Ma Mazzoleni non ha voluto aggiungere altro, dato che lunedì 5 luglio si terrà la cabina di regìa del progetto.

Il presidente degli industriali ha poi insistito molto sul tema della riqualificazione, anche se finora non si è ancora avuto un riscontro dalle 800 lettere inviate a lavoratori in mobilità per i corsi di formazione che, con i fondi di Fondimpresa, prenderanno il via in ottobre. C'è comunque tempo fino a settembre per aderire. Del resto l'industria ormai richiede personale sempre più specializzato e dunque i lavoratori devono assolutamente attrezzarsi, a ogni livello, per rispondere alle richieste imposte dalla competitività internazionale.

Per quanto riguarda il punto sulla crisi, Mazzoleni ha detto che nella Bergamasca si è recuperato finora la metà di quanto perduto a livello produttivo dall'inizio della fase recessiva. Ma il recupero di un 15% rispetto alla perdita del 25-30% produttivo, purtroppo inciderà solo in parte su una situazione occupazionale che resterà critica per tutto il 2010 e anche parte del 2011.

Accanto alle situazioni difficili come quella dell'Indesit, per Mazzoleni non mancano comunque segnali positivi come il caso della N&W Global Vending, che intende trasferire parte della propria produzione dalla Danimarca a Grassobbio e la Playtex, che da Pomezia delocalizzerà alla Lovable di Grassobbio.

Un'allarme ha inoltre lanciato il presidente di Confindustria Bergamo sulle infrastrutture: le Ferrovie dello Stato entro la primavera 2011 chiuderanno lo scalo merci di Bergamo. Se non si troveranno presto alternative (la collocazione del nuovo scalo è prevista a Terno d'Isola), 5 mila addetti, tra dipendenti diretti e lavoratori dell'indotto, perderanno il posto.

Infine un appello a «certi Comuni» bergamaschi accusati di penalizzare lo sviluppo industriale e di avere in scarsa considerazione i piani di insediamento produttivo.

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