Grigie prospettive per l'ex Legler
Bocciate due offerte d'acquisto

Le proposte per l'ex Legler sono due. Ma tutt'e due sono state giudicate inadeguate. È questo l'esito del secondo bando internazionale per l'avvio della procedura di vendita del marchio e degli stabilimenti, aperto ai soggetti interessati all'acquisto. Un risultato tutt'altro che buono per il gruppo industriale tessile con stabilimenti a Ponte San Pietro e in Sardegna (Macomer, Ottana e Siniscola) e, soprattutto, per i suoi lavoratori (oltre 300 nella Bergamasca e quasi 700 negli stabilimenti sardi): siamo, infatti, al punto di prima.

Ma non è detta l'ultima parola: mancano ancora due settimane alla scadenza del programma di amministrazione straordinaria e della Cassa integrazione per i lavoratori fissata al 12 agosto e, dunque, in teoria, - anche se i tempi sono strettissimi - la partita non è ancora chiusa e resta in piedi la speranza in un'offerta d'acquisto credibile che costituirebbe il primo passo lungo la strada del rilancio produttivo e occupazionale dell'ex Legler (oggi Texfer, in liquidazione e amministrazione straordinaria). Ma la realtà oggi è questa: nello studio milanese del notaio Domenico Avondola sono pervenute due offerte: una giunta entro il termine previsto dal bando, vale a dire il 19 luglio scorso, l'altra successivamente.

Le proposte sono state valutate «inadeguate» dal commissario che gestisce l'amministrazione straordinaria del gruppo industriale, l'avvocato Emanuele Rimini. Si tratta di offerte economiche giudicate troppo basse, e una delle due tra l'altro non risulta cauzionata. L'offerta giunta prima della scadenza del bando è quella dell'imprenditore di origini bergamasche Paolo Clivati, che però è limitata al solo stabilimento di Ottana. Già nel precedente bando della primavera scorsa Clivati aveva offerto 700 mila euro per il sito di Ottana (con l'obiettivo di trasformare l'azienda tessile in un centro per la produzione di energie rinnovabili) ma la proposta era stata giudicata dall'amministratore straordinario «non congrua».

Stavolta, addirittura, l'offerta economica sarebbe stata inferiore (circa la metà) e, dunque, a maggior ragione, considerata inadeguata. Situazione analoga per la seconda proposta, pervenuta tra l'altro in ritardo, quella dei russi della Kord che per tutti gli stabilimenti del gruppo ha offerto solo 5 milioni di euro, una somma di gran lunga più bassa rispetto alla proposta del bando di febbraio (38 milioni di euro), e per di più priva delle necessarie garanzie finanziarie: anche questa proposta è stata considerata dal commissario non congrua.

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