«Comportamento antisindacale»
La Fiom contro la Bodega

«Vinto il ricorso, ancora non è stato attuato il reintegro alla Bodega di Cisano Bergamasco, trafileria per l'estrusione d'alluminio che occupa 220 dipendenti». La segnalazione arriva dalla Cgil dopo che «il 4 ottobre scorso il giudice del lavoro del Tribunale di Bergamo ha ritenuto sussistente l'anti-sindacalità del licenziamento del delegato Fiom-Cgil che era stato licenziato all'inizio di luglio, ordinando che venisse reintegrato».

Il ricorso per repressione di condotta antisindacale - spiega il sindacato - era stato depositato dalla Fiom il 30 luglio scorso. La vicenda risale a tre mesi fa, quando, a  inizio luglio, un operaio del reparto magazzino è morto per infarto nello stabilimento di Ca' de' Volpi.

«Il giorno successivo - dice la Cgil -, una volta appresa la notizia, il delegato della Fiom, da una ventina d'anni al lavoro in Bodega, era andato, insieme al Rappresentante Sindacale per la Sicurezza, nel reparto del collega deceduto per chiedere informazioni, richiedendo verbalmente al proprio caporeparto il permesso per allontanarsi dal suo posto. Una volta raggiunta la responsabile dell'altro reparto, il delegato aveva chiesto informazioni. Il direttore generale dell'azienda, invece, lo accusava di aver compiuto un “blitz” e di aver tenuto un “comportamento minaccioso e insultante” oltre che di aver “causato una crisi di panico e di pianto” alla donna. Per questo era stato licenziato. Il Tribunale ha, invece, ordinato che sia reintegrato».

Eppure, il 5 ottobre, con una lettera indirizzata al delegato - si legge nel comunicato del sindacato - l'azienda ha comunicato di voler presentare ricorso e che, fino all'esito di esso, gli avrebbe corrisposto lo stipendio pari al permesso retribuito, ma di reintegro nemmeno a parlarne.

«Esattamente come alla Fiat Sata di Melfi, anche a Bergamo avviene che il giudice dia ragione alla Fiom, riconoscendo la condotta antisindacale del licenziamento del nostro delegato, e che ordini all'azienda il suo reintegro, ma avviene anche che l'azienda non rispetti la sentenza», spiega Eliana Como della Fiom-Cgil di Bergamo. «D'altra parte, già in Tribunale, il titolare di Bodega aveva espresso al Giudice del Lavoro l'intenzione netta di impedire al delegato di rientrare al suo posto. Questo non fa altro che reiterare la condotta antisindacale nei nostri confronti. Il fatto che l'azienda dichiari nella lettera inviata al lavoratore che gli permetterà comunque di esercitare tutti i suoi diritti sindacali è del tutto pretestuoso, essendo di fatto impossibile esercitarli fuori dal posto di lavoro. Riteniamo, poi, curioso che un'azienda che può permettersi di pagare un dipendente senza farlo lavorare, abbia poi necessità di fare ricorso alla cassa integrazione ordinaria, come abbiamo appreso con la convocazione all'esame congiunto inviata il 1° ottobre scorso. Questo comportamento, a Melfi come a Cisano Bergamasco, ci riporta al passato e cancella la dignità dei lavoratori».

La Fiom di Bergamo chiede, perciò, «all'azienda di rispettare la sentenza di reintegro». «In caso contrario - aggiunge Eugenio Borella, segretario generale provinciale della FIOM-CGIL - ci vedremo costretti a valutare le vie legali, non escludendo di agire anche in sede penale».

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