Crisi Valbrem, parlano gli operai
«Tanta rabbia e voglia di lottare»

C'è sconforto sulle facce dei lavoratori della Valbrem, per il 90% uomini, la maggior parte padri di famiglia. Gente della Valle Brembana, dell'alta valle per lo più. Pochi hanno voglia di parlare, c'è ancora la fatica di metabolizzare la notizia della chiusura, un fulmine a ciel sereno che ha colpito tutti, operai, impiegati e dirigenti.

«Due giorni prima dell'annuncio – racconta Giambattista Pesenti di Camerata Cornello, responsabile dell'attrezzatura stampi da 23 anni – c'era stata una riunione per la comunicazione della certificazione di qualità e avevamo ricevuto i complimenti. Poi, all'improvviso, questa cosa che ci ha lasciati senza parole».

«La rabbia maggiore – interviene Marta Milesi di Roncobello – è che la notizia è giunta all'improvviso. Ha colto tutti di sorpresa e non si avverte molta unità fra i lavoratori. C'è chi è in Cassa integrazione da tempo e chi invece ha continuato a lavorare, anche se saltuariamente. Non c'è stata rotazione e questo crea un po' di malessere anche nei nostri rapporti».

Escono a gruppetti, ciascuno con le sue preoccupazioni, nella testa ci sono la famiglia, i figli, il mutuo, il futuro, soprattutto quello. Ma alla gente dell'alta valle non piace il vittimismo e nessuno snocciola il numero dei figli da mantenere o le spese per la casa. Non ce n'è bisogno. Tanto lo sanno tutti che perdere il posto di lavoro in alta valle non si quantifica solo con lo stipendio mancato. È una questione di tessuto sociale, è affare di tutti, non solo degli operai. «In questa storia ha perso la Valbrem, ma ancora di più ha perso la valle Brembana», dice Paolo Rossi di Piazza Brembana. Alla Valbrem ci lavora da 25 anni, come capoturno in fonderia.

Nessuno pensava che si arrivasse a questo punto. Nemmeno i sindaci di Lenna e Presezzo che ieri hanno partecipato all'assemblea. «Il nostro impegno – ha detto Giovanni Paganessi, sindaco di Presezzo – è di richiamare al tavolo le istituzioni per una soluzione di salvaguardia dei posti di lavoro e per chiedere all'azienda un altro anno di Cassa integrazione per poter valutare meglio le decisioni». «I sindaci devono lavorare uniti su questo fronte – afferma Stefano Ambrosioni, sindaco di Lenna – per dare visibilità alla Valle Brembana, considerata secondaria per il mercato del lavoro. I lavoratori devono essere i primi a presentarsi uniti e i politici sappiano far seguire i fatti alle parole».

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