Patto di stabilità, Bergamo rischia
Misiani: «In vista tagli ai servizi»

Bergamo è al 6° posto in Italia tra i capoluoghi più danneggiati dalle nuove regole del Patto di stabilità. Lo dice l'inchiesta de Il Sole 24 Ore, secondo la quale il Patto comporterebbe per il capoluogo un aggravio di oltre 4,3 milioni di euro.

Il Comune di Bergamo è al sesto posto in Italia tra i capoluoghi più danneggiati dalle nuove regole del Patto interno di stabilità su cui Anci e Governo stanno discutendo. Lo rileva l'inchiesta pubblicata oggi da Il Sole 24 Ore, secondo la quale il nuovo Patto, qualora andasse in porto, comporterebbe per il capoluogo orobico un aggravio di oltre 4,3 milioni di euro.

Gli effetti nelle città di capoluogo di provincia deio nuovi vincoli in arrivo per la finanza pubblica saranno pesanti soprattutto per Venezia, Siena e Modena che occupano le prime 3 posizione della classifica stilata dal quotidiano. Subito dopo arrivano Lecco, Bologna e Bergamo. Stanno meglio Reggio Emilia e la buon ultima in classifica Brescia.

«La nuova disciplina - rileva Il Sole 24Ore - punta tutto sulla riduzione degli squilibri fra le cure imposte alle varie città. I Comuni che sono trattati peggio dalla disciplina attuale (quella scritta nella manovra dell'estate 2008) ottengono gli sconti più consistenti, e una quota importante del peso che il comparto deve sopportare per far quadrare la finanza pubblica si sposta sugli enti per i quali il vecchio trattamento era più leggero».

«La nuova disciplina intende abbandonare la base di calcolo fondata sul solo 2007, e distribuisce i sacrifici in base alla spesa corrente media registrata da ogni comune o provincia fra 2006 e 2008».

Secondo Antonio Misiani, deputato PD e membro della Commissione bicamerale per il federalismo fiscale, per Bergamo si tratta di «una gran brutta notizia. Doppiamente brutta per un Comune da sempre virtuoso come quello di Bergamo. Purtroppo il problema è a monte. Da una parte abbiamo un patto di stabilità uguale per tutti, a prescindere dalla grande diversità di condizioni dei singoli enti. Dall'altra, la manovra finanziaria per il 2011 ha scaricato metà dello sforzo di risanamento dei conti pubblici su comuni, province e regioni, enti che sono in sostanziale pareggio e che valgono il 7 per cento del debito pubblico».

«Questa clamorosa sproporzione - conclude Misiani - metterà in ginocchio gli enti locali, costringendoli a tagliare i servizi alla persona, il trasporto pubblico e gli investimenti. Le regole del patto si possono cambiare finché si vuole, ma senza ridurre il peso della manovra sui Comuni le cose non faranno che peggiorare».

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