Saldi, occorre cambiare le regole
Le proposte di Confesercenti

«Sono in pieno svolgimento i saldi invernali. Tornando alla discussione sulla loro utilità, che ogni anno si alimenta in corrispondenza proprio del loro inizio, vorremmo proporre una riflessione e le nostre proposte». È un comunicato di Confesercenti.

Sono in pieno svolgimento i saldi invernali. Tornando alla discussione sulla loro utilità, che ogni anno si alimenta in corrispondenza proprio del loro inizio, vorremmo proporre una riflessione e le nostre proposte.

Partiamo dall'aspetto normativo. Il legislatore ha distinto diverse fattispecie di vendite straordinarie disciplinando per ciascuna di esse modalità di esecuzione tenendo conto tanto gli interessi degli operatori, quanto quelli di natura pubblica (consumatori): le vendite di liquidazione, le vendite promozionali, le vendite di fine stagione.

Ognuna di esse contempla diverse possibili fasi della vendita, lasciando all'imprenditore un ampio ventaglio di scelta per promozionare l'attività e gestirla nei modi da garantire l'informazione e la tutela dei consumatori. In particolare la vendita di fine stagione, ovvero i saldi, nasce al fine di esitare durante una certa stagione o entro un breve periodo prodotti di carattere stagionale, articoli che se non venduti entro un certo tempo sono destinati a subire un notevole deprezzamento.

Il valore di mercato degli articoli di moda è quello determinato dal produttore al momento del loro lancio, successivamente è quello espresso dalla flessione della domanda. Il fenomeno dell'obsolescenza nel settore della moda assume proporzioni importanti in tempi relativamente brevi a causa principalmente dei repentini mutamenti della produzione (e della concorrenza sleale rappresentata dai marchi contraffatti) che fanno aumentare gli stock di prodotto invenduto e, nella clientela, la perdita di interesse per gli articoli lanciati solo da qualche mese.

Il valore commerciale degli articoli di moda si abbatte repentinamente al punto di annullarsi quasi completamente. La valutazione fiscale delle rimanenze comporta un aumento degli oneri fiscali in sede di compilazione dei bilanci. «Questo fenomeno causa all'operatore commerciale una notevole difficoltà economica - osserva Orfeo Lumina, presidente di Fismo Confesercenti - perché non solo non riesce a rimonetizzare l'investimento finanziario sostenuto per l'acquisto del prodotto, subendone l'aggravio dei costi di stoccaggio per la conservazione delle giacenze che resteranno per sempre invendute e prive di valore; ma anche, tali rimanenze, determinano in maniera ingiustificata il mantenimento in bilancio di valori di magazzino, che "falsificano" i risultati economici di esercizio».

LE NECESSITÀ DEGLI OPERATORI
L'operatore commerciale, per realizzare un positivo risultato d'impresa, attende dunque i saldi come l'occasione per alleggerire i pesanti magazzini e tentare la chiusura dei conti della stagione, peraltro sempre più scoraggianti per l'aumentare dei costi fissi (in particolare i canoni locativi), la pressione fiscale ed il calo di fatturato dovuto ad una costante contrazione dei consumi.

«Ma solo arrivando a definire il periodo dei saldi più in prossimità al cambio stagionale - spiega Lumina - si può pensare di fare incontrare davvero le esigenze imprenditoriali degli operatori commerciali (dilatare il tempo per vendere a prezzi remunerativi) con quelle dei consumatori che chiedono trasparenza e regole certe per i loro acquisti a prezzi vantaggiosi».

Oggi la data dell'inizio delle vendite di fine stagione è sempre più anticipata al punto che si pone il problema se possono ancora essere definiti "Saldi" queste vendite, il cui inizio è programmato all'inizio dell'inverno e non alla fine della stagione invernale o a ridosso dell'inizio dell'estate per i saldi di fine stagione estivi, ragione per cui sono stati concepiti.

«Stiamo ormai entrando in un'ottica che considera normale il saldo ed eccezionale la vendita, non capendo gli sforzi immani che gli imprenditori del settore devono sostenere per rimanere sul mercato» prosegue Lumina. È ormai risaputo che oltre il 30% dei ricavi delle aziende del settore abbigliamento viene realizzato a prezzi non remunerativi e questo non è certamente un segnale positivo.

LE PROPOSTE DELLA FISMO
Quanto sta avvenendo in questi giorni è abbastanza evidente: l'assenza di un sistema chiaro di regole condivise e condivisibili, fa sì che ormai prevalga "il saldo fai da te" e si svuoti, di fatto, il significato proprio dei saldi di fine stagione. «Dobbiamo avere il coraggio di parlare di vendite promozionali di Natale e non "Saldi di fine stagione" - conclude Lumina - perché all'inizio di gennaio la stagione invernale deve ancora entrare nel pieno della sua estensione. Ecco perché concordiamo sull'esigenza di costituire, sin da subito, un tavolo di confronto sul tema, avendo un unico obiettivo: riscrivere l'attuale normativa con il contributo delle associazioni di categoria e di quelle rappresentative dei consumatori».

Ecco alcune proposte concrete che potrebbero, da subito, essere discusse in tale sede.
Nuovo regime delle "vendite promozionali" (da effettuarsi solo su un prodotto specifico o su una "griffe") e "vendite liquidazioni per rinnovo locali".
Posticipo dei saldi invernali (fine gennaio).
Conferma data unica interregionale.
Riduzione durate temporale dei Saldi.
Definizione delle autorità preposte al controllo, partendo anche dal presupposto che non tutto, come adesso, può ricadere sui Comuni.

Confesercenti

© RIPRODUZIONE RISERVATA