Thyssen, pace fatta a Torino
Marcegaglia incontra i familiari

È pace tra i parenti delle vittime della Thyssenkrupp e la Confindustria dopo le polemiche sul lungo applauso, all'Assise degli industriali a Bergamo, all'amministratore delegato Herald Espenhahn, condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario.

È pace tra i parenti delle vittime della Thyssenkrupp e la Confindustria dopo le polemiche sul lungo applauso, all'Assise degli industriali a Bergamo, all'amministratore delegato Herald Espenhahn, condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario.

Una riconciliazione sancita dalla proposta che Emma Marcegaglia farà al presidente della Repubblica per «l'istituzione di un Premio sulla Sicurezza, dedicato alla memoria» degli operai morti nel rogo dello stabilimento il 6 dicembre 2007.

La leader degli industriali, come aveva promesso, è andata a Torino martedì, dove ha incontrato sei delle sette famiglie degli operai morti nel rogo, in tutto una quindicina di persone, arrivate a bordo di un piccolo pullman. Con lei il vicepresidente per la Sicurezza Samuele Gattegno e il vicepresidente per la Legalità Antonello Montante.

Un incontro accolto con soddisfazione dall'Associazione nazionale magistrati, che nei giorni scorsi aveva criticato l'applauso degli industriali all'a.d. della Thyssen: «È la Confindustria che apprezziamo: quella impegnata a combattere l'illegalità, anche in contesti mafiosi, e attenta al problema della sicurezza sui luoghi di lavoro» ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Un incontro durato quasi due ore in una saletta del PalaIsozaki, messa a disposizione dalla società che lo gestisce, Live Nation.

Marcegaglia va via subito senza rilasciare dichiarazioni, mentre le famiglie affidano a un breve comunicato la notizia del premio e il loro commento: «Abbiamo raccontato - legge, a nome di tutti, Laura Rodinò, sorella di Rosario, una delle vittime - il dramma dei nostri familiari e si è discusso dell'importanza e della necessità di un impegno che ci deve accomunare tutti nel migliorare la sicurezza e l'incolumità nei luoghi di lavoro. Perchè questo è l'unico modo per onorare la memoria dei nostri cari, anche se nessuno potrà mai restituirceli».

Nient'altro: «Abbiamo assunto un impegno reciproco - spiega Laura - a mantenere riservati i contenuti dell'incontro che avevamo chiesto a Marcegaglia insieme, tutte e sette le famiglie. Siamo soddisfatti, la presidente di Confindustria è stata molto gentile e disponibile».

Accanto a lei ci sono Luigi Santino, fratello di Bruno, un'altra vittima e Antonio Boccuzzi, unico sopravvissuto alla strage e oggi parlamentare del Pd. Dimostra ancora acredine per la troppa sofferenza patita Nino Santino, padre di Bruno, che nei giorni successivi al rogo andava in giro con la foto del figlio sottolineando il fatto che era stato ucciso. Concetto che ha ripetuto anche oggi, aggiungendo: «Sono 41 mesi e 11 giorni che non sento la voce di mio figlio che mi chiede di andargli a comprare le sigarette. Non si può dimenticare e fare finta di nulla».

Nei giorni scorsi il direttore generale di Confindustria, Gianpaolo Galli, aveva giudicato sbagliato l'applauso di Bergamo e chiesto scusa a nome di Confindustria «ai familiari delle vittime e all'opinione pubblica che si è sentita colpita e offesa».

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