Costo del denaro, a Bergamo cala meno che in altre città

Bergamo perde posizioni nella classifica del costo del denaro. Nel 2002 era quinta con un tasso del 5,58%, mentre nella graduatoria 2003 aggiornata da Unioncamere in collaborazione con l’Istituto Tagliacarne è scesa al quindicesimo con il 5,05%, scavalcata da un drappello di città che hanno portato i tassi sotto la soglia del 5%. L’indagine evidenzia soprattutto la preoccupazione per il divario crescente fra Nord e Sud, con un differenziale salito da 3,01 a 3,53, che complica il rapporto banche-imprese nel Mezzogiorno: a Vibo Valentia il denaro si paga il doppio che a Bologna.

Il capoluogo emiliano è il più conveniente con il 4% secco ed è riuscito a scavalcare Milano che già nel 2002 era al 4,77% e nel 2003 è scesa al 4,18. Alcuni capoluoghi hanno scalato la classifica grazie a cali superiori all’1%, mentre a Bergamo il costo del denaro è diminuito dello 0,53%, contro ad esempio l’1,45 di Bologna o l’1,11 di Ravenna, al quattordicesimo posto con un tasso sceso dal 6,08 al 4,97%. La riduzione registrata a Bergamo è inferiore anche alla media nazionale: 0,76%, con una diminuzione dal 5,84 al 5,08%. Nel 2002 Bergamo era alle spalle solo di Milano, Brescia, Bologna e Torino. In generale, anche nel 2003 i tassi più alti si trovano nel Sud, soprattutto in Calabria. Vibo Valentia è il fanalino di coda con l’8,36%, in calo dello 0,51 dall’8,87 del 2002.

In materia di sofferenze, il rapporto con gli impieghi bancari pone Bergamo al 72° posto fra le 103 province italiane con un 3,22%, in calo rispetto al 3,92 del 2002 (63° posto). La migliore performance risale al 2001 con un rapporto sofferenze-impieghi pari a 2,34 (90° posto). Nel 2003 la provincia che fa meglio è Trento con 1,44, in coda Frosinone con il 23,98%.

Bergamo, fra l’altro, è fra le province dove le sofferenze risultano più concentrate fra pochi affidati: il 50,4% è riconducibile infatti a uno 0,5% dei creditori. A guidare la classifica in questo caso è Parma dove è evidente l’effetto Parmalat: l’84,7% delle sofferenze, infatti, fa capo allo 0,5% degli affidati. Sofferenze «spalmate», invece, a Gorizia che chiude la graduatoria con un 9,69%. La media italiana delle sofferenze in capo allo 0,5% dei creditori è 37,07.

Bergamo si conferma provincia a buona densità bancaria. È ottava per numero di sportelli: sono 631. Tolte le metropoli Milano, Roma, Napoli e Torino, fanno meglio solo Brescia (802), Bologna (739) e Verona (636). Il rapporto con il numero degli abitanti pone Bergamo quarantesima con 6,39 sportelli per 10 mila residenti, mentre ogni mille imprese gli sportelli sono 7,9 (17° posto). Le due classifiche sono guidate rispettivamente da Trento (504 sportelli, 10,43 ogni 10 mila abitanti) e da Belluno (191 sportelli, 12,23 ogni mille imprese).

L’ultima sottolineatura dell’indagine Unioncamere-Istituto Tagliacarne riguarda il valore medio degli affidamenti alle imprese, che risulta in crescita. A Bergamo nel 2003 è stato di 191.800 euro, che le valgono l’ottavo posto. L’anno precedente l’importo era di 178.200 euro, pari al decimo posto. Davanti a Bergamo ci sono Milano in testa con 312.100 euro e, a seguire, Roma, Parma, Brescia, Vicenza, Mantova e Bologna. In coda si trovano le province del Mezzogiorno: chiude Agrigento con 25.700 euro. La media italiana è di 130 mila euro, in crescita rispetto ai 122.400 del 2002.

(20/10/2004)

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