L’allevamento scopre la capra

L’allevamento scopre la capraIn una decina d’anni da 400 a oltre 3.000 i capi presenti in Bergamasca Da venerdì a domenica la Mostra interregionale di San Giovanni Bianco

Latte caprino? Sì grazie: perché è particolarmente adatto per l’alimentazione infantile e senile, nonché in certe situazioni patologiche. Oltre che importante moda salutistica tanto che la produzione casearia caprina è sempre più apprezzata e ricercata.

Sulla scia del detto che vuole che «la capra tira», dal punto di vista agro-economico c’è da evidenziare come sia in atto un incremento degli allevamenti caprini: inseriti sì nel circuito dell’agriturismo, ma anche sulla scia di un crescente interesse sulla loro produzione lattiera da parte della grande industria alimentare.

La possibilità di una nuova futura espansione per il settore e una serie di puntualizzazioni degli operatori anche ai fini ambientali, sono i motivi d’interesse che guideranno la mostra che si svolgerà nel prossimo fine settimana (da venerdì 23 a domenica 25 aprile) a San Giovanni Bianco. «La mostra caprina è diventata una tradizione per San Giovanni Bianco - afferma il sindaco del paese brembano Oscar Mostachetti - e vuole essere una forma di sostegno all’attività agricola e più in generale a coloro che, pur con qualche disagio, continuano a vivere e a difendere la montagna».

Secondo le rilevazioni della Regione Lombardia (che sarà tra i protagonisti della mostra) nella nostra regione ad operare in questo settore sono 2.900 aziende, con 15 mila fattrici ed una produzione di 98 mila quintali di latte (258 mila a livello nazionale). Dati di stima, perché riferiti agli allevamenti generici, cioè di capi non controllati geneticamente. Dati più specifici, invece, quelli dell’Associazione regionale allevatori Lombardia che si riferiscono al patrimonio caprino geneticamente controllato. L’Aral stima sul territorio lombardo la presenza di 4.700 capi in lattazione, con 28 mila quintali di latte prodotto (con una produzione media giornaliera per capo di 3 litri in genere per 290 giorni l’anno: 0,60 euro il ricavo di un litro di latte), e con 3.100 quintali di produzione casearia (12 euro circa il ricavo medio di un chilo di latticino di capra).

Con riferimento alle tre razze presenti alla mostra di San Giovanni Bianco (camosciata, saanen e orobica; sono allevate ancora la verzasca, la bionda dell’Adamello e la frisa, per il capretto) in provincia di Bergamo si registrano 1.362 capi camosciate di 13 aziende (4.286 per 92 aziende nelle altre provincie), 1.545 capi saanen di 18 aziende (2.727 di 49 aziende nel resto della Lombardia), 680 orobiche per 18 aziende (1.977 per 57 aziende in altre provincie).

Produzione sì, ma anche qualità. E così la Bergamasca registra 7 aziende certificate Ue e Asl con circa 550 capi a prevalente attitudine lattifera con annesso caseificio e spaccio vendita diretta oltre che a grossisti e negozianti.

Quella che si aprirà venerdì prossimo a San Giovanni Bianco non è comunque che il primo appuntamento fieristico in Bergamasca. Più avanti nell’anno, a novembre, a Branzi si svolge ad esempio un’altra importante fiera di settore, in questo caso specializzata nella sola razza orobica.

Il programma dei tre giorni della rassegna

- Venerdì 23 aprile: ore 10 arrivo espositori, sistemazione dei capi, inizio valutazione e visite; ore 10,30 e ore 20,30 convegni settoriali.

- Sabato 24 aprile: prosecuzione lavori giurie e visite; ore 10 presentazione dei marchi «Latte di capra da allevamenti lombardi» e «Formaggi di capra da fattoria».

- Domenica 25 aprile: dimostrazioni di lavorazione del latte, degustazioni, sfilata e premiazione migliori capi.

(20/04/2004)

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