Maiali davanti a Piazza Affari
Protestano allevatori e Coldiretti

All'apertura della Borsa di martedì mattina ci sono stati i maiali a razzolare davanti a Piazza Affari. Il blitz è stato organizzato dalla Coldiretti che ha portato a Milano «già quasi un migliaio gli allevatori» arrivati da tutto il nord Italia. Circa 200 quelli bergamaschi.

All'apertura della Borsa di martedì mattina ci sono stati i maiali a razzolare davanti a Piazza Affari. Il blitz è stato organizzato dalla Coldiretti che ha portato a Milano «già quasi un migliaio gli allevatori» arrivati da tutto il nord Italia, arrivati da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana, Marche e Friuli. Circa 200 quelli bergamaschi.

Obiettivo: «denunciare le speculazioni internazionali sulle materie prime, dall'oro al petrolio fino ai mangimi, che hanno fatto impennare i costi per l'alimentazione degli animali e messo in ginocchio migliaia di allevamenti e la vera salumeria Made in Italy». Le speculazioni su materie prime ed energia, stima la Coldiretti, sono «costate in un anno almeno 300 milioni agli allevatori di maiali italiani con migliaia di aziende che hanno chiuso o stanno per farlo».

Gli allevatori vogliono consegnare piccoli maiali con coccarda tricolore agli operatori della borsa perché dicono di non essere più in grado di farli crescere anche per la concorrenza sleale dei prodotti stranieri che vengono spacciati come Made in Italy.

ANALISI DELLA COLDIRETTI
Dal maiale alla braciola i prezzi aumentano di almeno cinque volte per effetto delle distorsioni che si verificano nel passaggio dalla stalla alla tavola con gli allevatori costretti a chiudere le stalle e i consumatori a rinunciare alla carne. Ciò è quanto emerge da una analisi della Coldiretti.

Gli allevatori di maiali, denuncia la Coldiretti, sono "stretti nella morsa dell`aumento dei costi di produzioni con le speculazioni sulle materie prime che hanno determinato rincari del 17% dei mangimi e delle distorsioni di filiera che sottopagano il nostro prodotto ad appena 1,4 euro al chilo mentre la braciola di maiali viene venduta mediamente a 6,85 euro al chilo, secondo le elaborazioni sui dati sms consumatori". Il risultato è che per ogni euro speso per l'Acquisto di carne di maiale appena 15,5 centesimi arrivano all`allevatore, 10,5 al macellatore, 25,5 al trasformatore e ben 48,5 alla distribuzione commerciale. "Una analisi che dimostra come nella forbice tra prezzi alla produzione e al consumo c'è - secondo la Coldiretti - un sufficiente margine per garantire una adeguata remunerazione agli allevatori e non aggravare i bilanci delle famiglie". La carne di maiale fresca o trasformata è la più acquistata dagli italiani che ne consumano ben 37,2 chili a testa ma in dieci anni, sottolinea la Coldiretti, si è praticamente dimezzato il numero delle stalle italiane (-85 per cento) che è passato dai 193mila del 2000 alle 26mila attuali dove si allevano 9,3 milioni di maiali soprattutto in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto ma anche l'Umbria e la Sardegna sono regioni vocate.

Nel 2010 l'Italia, precisa la Coldiretti, ha importato quasi un milione di maiali dall'estero (+22 per cento rispetto al 2009) ed oltre un milione di tonnellate di carne di maiale (+12 per cento).

De Capitani: da subito aiuti ai suinocoltori - «Sulle criticità stiamo lavorando, a partire dalla crisi del settore suinicolo. Abbiamo chiesto l'intervento del Ministero fin dal febbraio di quest'anno. Ci siamo impegnati per far sì che alcuni adempimenti, come l'applicazione della Direttiva nitrati, non abbiano un impatto devastante sugli allevamenti suini».

Lo ha detto martedì l'assessore all'Agricoltura della Regione Lombardia Giulio De Capitani, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione dell'analisi congiunturale relativa al II trimestre 2011 e dei risultati provvisori del censimento agricolo presentati nella sede di Unioncamere. Durante l'incontro è stato spiegato che la situazione del comparto è complessivamente positiva, ma persistono differenze settoriali: buone le prestazioni del comparto del latte e di quello cerealico, mentre proseguono i segnali di crisi nel comparto suinicolo e in quello florovivaistico.

E proprio sul settore suinicolo e sulle misure adottate dalla Regione De Capitani ha spiegato, che l'istituzione metterà a disposizione «valori di buona consistenza per far sopportare meglio le sofferenze finanziarie agli allevatori».

Altro tema importante affrontato dall'assessore è quello del latte. «Sul prezzo del latte - ha detto De Capitanti - noi, con il presidente Roberto Formigoni, abbiamo dato disponibilità per creare un Tavolo di confronto tra produttori e industria, ma se poi il Tavolo rimane vuoto è difficile trovare un accordo».

Il responsabile dell'Agricoltura lombarda ha poi ricordato, tra i provvedimenti di Regione Lombardia a favore degli agricoltori, l'anticipazione della Pac, per un valore di 200 milioni di euro. Sul fronte del ricambio generazionale De Capitani ha infine evidenziato come, grazie alla Misura 112 del Psr, sono stati finanziati quasi 1000 progetti presentati da altrettanti nuovi operatori per insediamenti agricoli.

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