Bergamo, economia in crescita
ma la ripresa è blanda e altalenante

Nel secondo trimestre dell'anno la ripresa procede in provincia di Bergamo, così come in Lombardia, a ritmi blandi e con ampi divari tra i principali settori economici. La produzione manifatturiera torna a crescere tra aprile e giugno e si mantiene al di sopra dei livelli di un anno fa.

Nel secondo trimestre dell'anno la ripresa procede in provincia di Bergamo, così come in Lombardia, a ritmi blandi e con ampi divari tra i principali settori economici. La produzione manifatturiera, dopo la battuta d'arresto tra gennaio e marzo, torna a crescere tra aprile e giugno (+0,6 per cento nell'industria, +0,7 per cento nell'artigianato di produzione) e si mantiene al di sopra dei livelli di un anno fa (+3,2 per cento la variazione tendenziale nell'industria, +1,4 per gli artigiani).

Sono risultati importanti, tanto più perché ad essi si accompagna un recupero occupazionale degli addetti alla produzione (+0,2 per cento l'incremento nell'industria, +0,3 per cento nell'artigianato).

Ma sono traguardi conseguiti a bassa velocità e soprattutto senza la forza e lo slancio che servirebbero oggi sia per mettersi al riparo dai possibili rischi del quadro internazionale ed europeo – crisi del debito e possibile decelerazione della crescita del commercio mondiale - sia per determinare un allargamento e un consolidamento della ripresa industriale, con benefici per i settori più dipendenti dalla domanda e dai consumi interni, ancora molto deboli.

Nel commercio e nei servizi non si vedono miglioramenti significativi: il volume d'affari nel commercio a Bergamo è ancora in flessione su base annua (-2,3 per cento) e nei servizi è pressoché invariato (+0,1 per cento). I livelli produttivi dell'industria distano ancora 8,5 punti percentuali dai massimi raggiunti prima della crisi dell'autunno 2008.

Per l'artigianato manifatturiero il gap da recuperare è ancora più ampio, oltre i 20 punti percentuali Il fatturato nell'industria cresce anch'esso, a ritmi contenuti (+0,6 per cento nel trimestre, +6,4 per cento su base annua) e in un contesto in cui la sostenuta dinamica dei prezzi internazionali delle materie prime (+4 per cento nel trimestre, +14,9 per cento in termini annuali), anche se in leggero rallentamento rispetto all'inizio dell'anno, viene trasferita solo in parte sui prezzi finali (che crescono del +1,6 per cento su base trimestrale e del +5,6% tendenziale).

Da sottolineare che il 36,7 per cento del fatturato della nostra industria è realizzato sui mercati internazionali. Una quota in costante e progressivo aumento negli ultimi trimestri che dimostra come la ripresa del ciclo produttivo sia in larghissima, decisiva misura dovuta alla competitività delle esportazioni sui mercati esteri, europei ed extraeuropei.

Le prospettive a breve termine del ciclo industriale non sono tuttavia particolarmente brillanti. Gli ordini dall'estero sono in lieve calo nel trimestre (-0,4 per cento) e gli ordinativi nazionali crescono (+0,5 per cento) in misura insufficiente a dare una scossa ad una dinamica stentata da un anno a questa parte. Le previsioni dell'industria locale restano orientate prevalentemente in senso positivo ma con un progressivo deterioramento della domanda attesa, soprattutto di quella interna.

Il profilo del ciclo dell'industria si ritrova anche nell'artigianato manifatturiero ma con una dinamica ancora più debole e una flessione più marcata degli ordinativi. Nell'artigianato è ancora consistente la quota, una su tre, di imprese con variazioni molto negative della produzione su base annua. Nel commercio il calo su base annua del volume d'affari è marcato più nel settore alimentare (-7,7 per cento) che in quello non alimentare (-2,4 per cento). Si tratta in entrambi i casi di esercizi specializzati gestiti da piccole imprese.

Nella distribuzione organizzata, cioè nel commercio al dettaglio non specializzato la flessione è meno pronunciata (-1,4 per cento) ma si conferma sugli stessi valori negativi del precedente trimestre. Nei servizi segnali di crescita sono presenti solo per informatica e telecomunicazioni (+3,2 per cento la variazione tendenziale) mentre nei restanti servizi alle persone, al turismo e alle imprese prevale il segno negativo.

Spunti positivi riguarderebbero anche il volume d'affari nelle costruzioni (+5,8 per cento), un segnale da verificare nei prossimi mesi perché non trova conferma nel più robusto dato campionario regionale che dà l'edilizia ancora in affanno.

Il quadro di evoluzione della congiuntura provinciale presenta anche alcuni concordanti segnali di miglioramento sul versante dell'occupazione. Nell'industria e nell'artigianato, come detto, l'incremento trimestrale degli addetti è rispettivamente del +0,2 e del +0,3 per cento.

La quota della Cassa integrazione effettivamente utilizzata in percentuale sul monte ore, nonostante l'oscillazione dell'ultimo trimestre, si conferma molto al di sotto dei valori della fase più critica. Nel commercio gli addetti sono stazionari e nei servizi l'aumento è consistente anche se non generalizzato a tutti i settori.

La componente stagionale, che influenza positivamente le assunzioni nel secondo trimestre dell'anno, è forse alla base di questi tenui progressi ancora insufficienti a diradare l'incertezza che grava sulle prospettive del mercato del lavoro. Bisogna anche ricordare che alle indagini campionarie rispondono ovviamente le imprese ancora in attività e quindi non è adeguatamente colta la quota di occupazione persa a seguito della chiusura di non poche piccole aziende. Tuttavia il segnale è incoraggiante e potrebbe concretizzarsi, stando alla prima rilevazione trimestrale del Sistema Excelsior , nei programmi occupazionali delle imprese che prevedono 2.410 assunzioni nel terzo trimestre 2011 in provincia di Bergamo, senza contare le missioni dei lavoratori interinali. Saranno richiesti soprattutto operai (il 59% del totale), il 70% delle assunzioni riguarderà comparti dei servizi e il 54% di esse avverrà in imprese con oltre 50 dipendenti. Fino a 19 assunzioni su 100 potranno essere destinate a personale immigrato.

La provincia di Bergamo risulta 28esima in Italia per la quota di assunzioni di laureati e diplomati sul totale delle assunzioni previste, mentre si colloca in quarta posizione per la quota di assunzioni di figure di alto profilo professionale ("high skill").

Scarica il pdf allegato per leggere il documento completo

© RIPRODUZIONE RISERVATA