Famiglie infelici? In base al reddito
In Bergamasca sono 13.700

L'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza ha stilato un'insolita classifica calcolando «l'indice della felicità», stimato su redditi e spesa medi. A Bergamo un quarto delle famiglie sarebbe «infelice».

I soldi non fanno la felicità eppure… In questo periodo di crisi il giudizio e la percezione del proprio benessere è influenzato principalmente dal reddito: in Lombardia, per esempio, solo se le entrate al mese per famiglia sono comprese tra i 1.500 Euro e i 2.000 Euro si può pensare di essere ottimisti.

L'indice della felicità, stimato dall'Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza su redditi e spesa medi, varia da regione a regione: se in Lombardia occorrono, quindi, almeno 1.500 euro per non essere infelici, come in Veneto e in Emilia Romagna, in Piemonte la soglia è di 1.400 euro, servono 1.300 euro per la Toscana ed il Lazio, 1.200 per la Liguria. La soglia scende fino a 1.000 euro per la Campania e bastano 900 euro in Sicilia.

L'indice della felicità in Lombardia
Complessivamente quasi 270mila famiglie, residenti nei Comuni capoluoghi lombardi, si fermano al di sotto della soglia della felicità, che vale almeno 1500 euro netti al mese. Per 1 famiglia lombarda su 4 la qualità della vita non è soddisfacente. Il reddito “pesa” soprattutto sulla “gratificazione” in campo professionale: i lavori meno pagati sono anche meno gratificanti, registrando un gradimento di 6,1 contro il 7,3 dei più retribuiti. E 1 lombardo su 5 è insoddisfatto della propria situazione professionale. Unico rifugio per le famiglie a basso reddito resta la casa, la gratificazione per la propria abitazione va infatti al di là del proprio grado di “benessere economico”, con un valore di soddisfazione superiore all'8. Stessa cosa vale per il quartiere, con gradi di soddisfazione inferiori a quelli della casa ma comunque omogenei rispetto alla situazione economica della famiglia (da 7,3 a 7,4).

Monza è la città dove le famiglie risultano meno infelici: solo il 22,3% dei nuclei familiari risulta al di sotto della soglia della felicità, poi c'è Milano con il 23,8% di “infelici”, quindi Bergamo (24%). A Brescia la percentuale di infelicità è pari al 28,5% delle famiglie. L'indice di felicità è stato realizzato con metodo CATI su un campione rappresentativo di famiglie lombarde, tenendo conto di 4 indici sintetici relativi a giudizi ed aspettative sulla propria casa, la propria città, il proprio lavoro e la complessiva soddisfazione rispetto alla qualità della vita.

Analizzando alcuni capoluoghi, le famiglie italiane vivono meglio a Firenze, dove solo il 18,9% delle famiglie è al di sotto della soglia della felicità. Il capoluogo toscano precede Genova (21,1%) e Palermo (21,8%). A Napoli le famiglie infelici rappresentano il 22,8% del totale. A Milano, Bologna e Roma è infelice circa 1 famiglia su 4, rispettivamente il 23,8%, il 24,2% e il 25,2%. A Torino e a Verona la felicità “costa” davvero cara: è infelice il 27,2% e il 27,6% delle famiglie.

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